Troppi costi, pochi incassi. Assicurare gli automobilisti del Sud non conviene più. E le compagnie scappano. Qualche mese fa fece scalpore la circolare con cui Ina Assitalia (gruppo Generali) annunciava l’avvio di una campagna massiccia di disdette dei contratti nelle agenzie di Puglia, Calabria e Campania con profitti inferiori al 30%. Ora è il turno di Unipol.
Tra i dirigenti della controllata Ugf Assicurazioni sta circolando un documento sulla riorganizzazione della rete che non promette nulla di buono. Nel rapporto interno, che Libero ha potuto consultare, si legge che su 1.371 agenzie solo 109 sono quelle in linea con i piani della società, mentre le altre 1.262 vengono definite «fuori modello». In sostanza, si tratta degli uffici che non riescono ad ottenere la redditività prevista dal piano industriale del gruppo. Per le agenzie in difficoltà, principalmente quelle specializzate nell’auto (693) e quelle dislocate al Sud, occorrerà «ridefinire il sistema di governo incentrato sulla generazione di valore per Ugf». Per quelle messe veramente male, con «redditività fortemente negativa» e «sotto la soglia di sopravvivenza» la cura sarà più drastica: «chiusura agenzie; pulizia di portafoglio; accorpamento con altre agenzie».
Il fenomeno, purtroppo, non riguarda solo Generali ed Unipol ed è ben conosciuto dall’Isvap. Solo qualche settimana fa l’authority ha disposto l’apertura di 8 istruttorie (oltre alle 6 già in corso) a carico di altrettante compagnie per sospetta elusione dell’obbligo a contrarre previsto dalla legge. Si tratta, in altre parole, di società di assicurazioni che mettono in atto aumenti sconsiderati delle tariffe Rc Auto per scoraggiare i clienti delle zone più a rischio. «È grave», ha detto anche il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, «l’abbandono di intere aree del Paese da parte di compagnie di primo piano, che sembrano proporre premi eccessivamente elevati tali da concretizzare una sorta di dissimulato rifiuto a contrarre». Tanto per avere un’idea, secondo le indagini effettuate dall’Isvap, al Sud i neopatentati possono arrivare a pagare 8.500 euro per assicurare un’auto di media cilindrata. Ma gli aumenti colpiscono anche i veterani. Nella prima metà del 2010 la tariffa tipo presa in esame dal presidente dell’authority, Giancarlo Giannini, 40enne nella massima classe di bonus malus, è cresciuta dell’11,6% su base nazionale, del 7,7% al Nord, dell’8% al Centro e del 19% al Sud. Dietro i rincari ci sono molti fattori, ma uno dei principali è l’incidenza delle frodi e dei sinistri con danni fisici, anche lievi, che nel Sud hanno percentuali molto più alte della media nazionale.
La conseguenza è un rapporto tra costi e premi che le assicurazioni non sono più in grado di sostenere. Di qui la fuga dalle zone a rischio, che, secondo Giannini, non farà che peggiorare la capacità di contrasto alle truffe attraverso un minore presidio del territorio. La rete nel 2009 è diminuita del 9,6%, con uno sbilanciamento che vede il 54% degli uffici al Nord e solo il 16% al Sud. Risultato: rispetto ad una media di 11.350 veicoli per agenzia, in Campania il rapporto balza a 29.322 veicoli. Una situazione su cui hanno lanciato l’allarme anche gli agenti assicurativi. Secondo il presidente dello Sna, Giovanni Metti, «sono a rischio chiusura 5mila agenzie, con una perdita stimabile di 50mila posti di lavoro».
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