lunedì 13 dicembre 2010

Effetto Marchionne anche a Piazza Affari. Nel 2010 Fiat, Exor e lusso trascinano i listini. Precipitano banche e assicurazioni

Che le cose nell’ultimo anno a Piazza Affari non siano andate bene non è un mistero. Strozzate dalla crisi economica e sballottate tra le intemperie dei mercati finanziari sono moltissime le imprese che hanno lasciato sul terreno una bella fetta della loro capitalizzazione.

Il dato complessivo del listino milanese, che non ha fatto molto peggio delle altre piazze europee, parla chiaro. Negli ultimi dodici mesi l’Ftse Mib, che raccoglie le società di maggiori dimensioni, ha registrato una flessione del 7,8%. E non ha fatto meglio l’indice allargato Ftse All Share, che in un anno è sceso del 6,45%. Tutto nella norma, si dirà, considerata la bufera internazionale, la difficile situazione europea, la guerra delle valute, il terremoto greco, quello irlandese e chi più ne ha più ne metta. Anzi, forse quelle flessioni sono addirittura il simbolo di una Borsa che ha tenuto la barra dritta nel mare in burrasca.
La media degli indici non ci racconta però tutta la verità. In una situazione di complessiva difficoltà c’è infatti chi è riuscito comunque a fare molto bene e c’è invece chi ha fatto molto peggio degli altri.
La notizia non piacerà molto alla Fiom, ma tra i primi spicca il nome del discusso Sergio Marchionne. Tra strategie societarie (lo spin off di Fiat) e aziendali (contratti e produttività) il manager del Lingotto ancora fatica a riprendere il ritmo sul fronte delle vendite, ma ha sicuramente trovato la strada giusta sul fronte finanziario. Entrambi i titoli legati all’impero Agnelli, la Fiat e la controllante Exor, hanno realizzato a Piazza Affari performance invidiabili. La prima negli ultimi dodici mesi ha registrato un progresso del 42,3%, la seconda è addirittura balzata del 76,1%.

Al di là del polo torinese, a trascinare i listini ci hanno pensato alcuni marchi del lusso e del made in Italy. Gruppi che sono riusciti a cavalcare i mercati malgrado i venti contrari, sfruttando, probabilmente, oltre ad una solidità industriale anche i particolari settori di mercato in cui si trovano a competere. In cima alla lista troviamo Bulgari, i cui prodotti viaggiano chiaramente al di sopra delle congiunture negative. Proprio mentre i suoi gioielli più preziosi sono esposti al Grand Palais di Parigi per celebrare i 125 anni di magnificenza italiana, la maison del lusso può anche celebrare 12 mesi col turbo a Piazza Affari, con un rialzo complessivo del  43,72%. Ma ottimi risultati sono arrivati anche per Campari (+29,6%) e Luxottica (+28,3%).
Tra le ottime performance del 2010 spiccano poi quelle della controllata dell’Eni, Saipem (+52,1%), della Pirelli (+42,4%) di Tronchetti Provera e della società dei Benetton, Autogrill (+25,1%). Nonché di StM (+36,5%) e Tenaris (30%).

Passando al gruppo, molto più folto, di chi è stato risucchiato nel vortice della crisi balzano agli occhi i cattivi andamenti dell’intero settore banco-assicurativo. Comparto chiaramente più esposto ai colpi della speculazione, sebbene da mesi tutti ci raccontano che i nostri istituti e le nostre compagnie sono le più solide d’Europa. Delle due l’una: o non è così vero o gli investitori non ci credono. Sta di fatto che Intesa ha registrato nei dodici mesi un calo del 27,6% e Unicredit del 21%. Ubi è crollata del 28,4%, Mps del 28,9%, Bpm addirittura del 42,8%, il Banco Popolare del 33,1% e Mediobanca del 13,7%. Non meglio sono andate le assicurazioni e il risparmio gestito, con Fondiaria precipitata del 42%, Mediolanum del 26,4%, Azimut del 27,25% e le Generali del 14,7%.

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