I taxi escono, le farmacie restano, le altre attività economiche saltellano qua e là. Il nodo liberalizzazioni ha tenuto banco per tutta la giornata di ieri, sulla scorta di un emendamento presentato dai relatori Maurizio Leo e Pierpaolo Baretta che prevedeva lo slittamento di tutto il pacchetto al 2013. Solo in serata è arrivata la modifica ufficiale del governo che riporta le lancette al 2012. Non per tutti, però. Nella giungla di emendamenti che si sono accavallati ieri nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera sembra infatti aver resistito quello del governo che esclude i taxi dalla riforma.
«Il trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di linea», si legge, viene escluso «dall’ambito di applicazione» dalle misure di liberalizzazione delle attività economiche previste dall’articolo 34 della manovra. Il testo mantiene comunque uno spiraglio aperto. Il processo di liberalizzazione potrebbe infatti comprendere, «entro sei mesi dalla entrata in vigore» della manovra, anche i servizi di mobilità urbana, dunque anche taxi, nell’ambito delle più ampie «disposizioni volte a realizzare una compiuta liberalizzazione e una efficiente regolazione nel settore dei trasporti e dell’accesso alle relative infrastrutture».
Il triplo carpiato del governo ha mandato su tutte le furie le associazioni di Ncc (noleggio con conducente), che accusano Monti di essersi piegato alla lobby dei taxi. Ma i più arrabbiati sono sicuramente i farmacisti. Per loro, infatti, il rinvio non è arrivato, per quanto sulla questione ci sia stata una serrata trattativa. Il nodo principale, riguardava l’articolo della manovra che introduce la libera vendita dei farmaci di Fascia C nelle parafarmacie e nella grande distribuzione nei comuni con più di 15mila abitanti.
C’era chi voleva limitare l’intervento attraverso una lista dei farmaci (per evitare che tutti fossero colpiti) e chi, invece, invocava l’abbassamento la soglia dei 15mila abitanti visto che già oggi molte parafarmacie si trovano in centri più piccoli. Il ministro della Salute, Renato Balduzzi ha assicurato la volontà del governo di andare avanti nella «limitata liberalizzazione» del settore, annunciando la possibilità di introdurre un correttivo alla misura, che già esclude che sui banconi delle parafarmacie si possano trovare farmaci psicotropi o stupefacenti e quelli con ricetta non ripetibile. «Si può eventualmente procedere», ha spiegato Balduzzi, «a sospendere o escludere determinati farmaci ove si verifichi che la loro somministrazione fuori dalle farmacie sia pregiudizievole per la salute dei cittadini». Le farmacie, però, restano sul piede di guerra arrivando a minacciare addirittura una serrata, probabilmente già lunedì prossimo, se l’esecutivo non cambierà posizione.
Chi festeggia lo scampato pericolo dello slittamento delle liberalizzazioni è il Terzo Polo, che ha esercitato una forte pressione sul governo per reintrodurre la norma. «La conferma della decorrenza immediata del primo pacchetto di liberalizzazioni dell’attività economica è un dato estremamente positivo per il quale ci eravamo impegnati e che salutiamo con soddisfazione», ha esultato il capogruppo di Fli, benedetto Della Vedova.
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