venerdì 9 dicembre 2011

Con la manovra salta uno stipendio. Stangata da 2.500 euro per le famiglie

Duemila euro l’anno a famiglia di qui al 2014 fra tagli (pochi) alla spesa e nuove tasse (tante) che verranno prelevate direttamente dalle nostre tasche. Il conto delle manovre anticrisi diventa vertiginoso. E, se non insostenibile, assai difficile da sopportare. Con il testo ufficiale della manovra Monti pubblicato in Gazzetta la Cgia di Mestre è tornata a calcolare l’impatto delle misure sugli italiani. Com’era prevedibile, e come avevamo scritto, il risultato è ben diverso da quello che era scaturito sulla base delle quantificazioni degli interventi illustrate dal governo durante la lunga ma poco dettagliata conferenza stampa di domenica scorsa.

L’Associazione veneta degli artigiani aveva calcolato, un po’ ottimisticamente, che il peso del decreto salva Italia fosse complessivamente di 16 miliardi sul triennio, ovvero di 635 euro a famiglia.
Sfogliando le tabelle sui saldi allegate al provvedimento, però, si scopre che l’impatto della manovra, sommando anno ad anno e non guardando semplicemente l’effetto sul deficit a regime, è enormemente superiore: da 16 si sale a 63 miliardi.
Il decreto, numeri alla mano, vale 20,1 miliardi nel 2012, 21,3 nel 2013 e 21,4 nel 2014. Il che significa, considerando solo la stangata del professore della Bocconi, che per ogni famiglia il conto arriva complessivamente a 2.500 euro, poco più di 830 euro l’anno. Di questi, circa il 70% arriverà nelle casse dello Stato direttamente dai nostri risparmi attraverso nuove imposte, addizionali, contributi di solidarietà, balzelli comunali, accise sulla benzina e chi più ne ha più ne metta. Se è vero, infatti, che il rapporto a regime (nel 2014) è quello più  indicato dal governo, 12 miliardi di entrate e 9 miliardi di minori spese, assai più alta è la componente affidata alla leva fiscale sul triennio. Le maggiori tasse saranno di 17,8 miliardi nel 2012 e di 14,3 nel 2013. Facendo due conti, su 63 miliardi di manovra circa 44,1 sono di balzelli vari: il 70% del totale. Senza contare che nel 2013 e 2014 ci arriverà sul groppone anche un aumento dell’Iva che vale 3,2 miliardi nel 2012, 13,1 nel 2013 e addirittura 16,4 nel 2014. Quest’ultimo salasso era già previsto dalle due manovre estive di Berlusconi, ma la sostanza cambia poco. Anzi, se consideriamo anche gli interventi correttivi messi in campo da Giulio Tremonti nell’estate, peggiora molto. Complessivamente l’effetto sarà, da qui al 2014, di 208 miliardi. Una cifra mostruosa, che rapportata ai 25 milioni di nuclei familiari italiani fa 8.266 euro, poco più di 2mila euro l’anno.

A confermare l’entità della bastonata fiscale ci sono anche gli esperti della Uil, che hanno calcolato l’impatto medio del fuoco incrociato di Imu e addizionale Irpef sui cittadini. Un esempio concreto di cosa porterà in dono agli italiani l’incremento della pressione fiscale che salirà al livello record del 47% nel 2014. Se la manovra salva Italia non sarà modificata, il prossimo anno, considerato un reddito lordo medio e un’abitazione di proprietà di 80 metri quadri, ci costerà a testa 209 euro in più tra il balzello sulla prima casa (133 euro) e l’aumento dell’Irpef regionale (76 euro). In alcune città ci saranno picchi elevatissimi. Secondo il Servizio politiche territoriali del sindacato la più tartassata sarà Roma, dove si pagheranno 1.035 euro, seguita da Milano con 841 euro. E il conto potrebbe essere anche più salato. Tutte le stime, avverte il segretario confederale, Guglielmo Loy, non tengono conto dell’autonomia impositiva degli enti locali territoriali su queste ed altre imposte, come l’addizionale comunale Irpef e la tassa/tariffa rifiuti solidi urbani, che potrebbero portare «altri consistenti aumenti della fiscalità locale».
Ieri il Tesoro ha ufficializzato le stime sul pil per il 2012. L’Italia entrerà in recessione con un calo dello 0,4%. Il problema sarà quello di uscirne. Le stime del governo per ora prevedono un +0,3% nel 2013, ma è chiaro che con un tale carico di tasse che ucciderà i consumi si tratta, più che altro, di speranze.

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