sabato 10 dicembre 2011

La cura monti: recessione, inflazione e 44 miliardi di tasse

Tecnici contro tecnici. Altra doccia gelata per Mario Monti. Dopo il servizio bilancio della Camera, i professori del governo finiscono nel mirino anche di Bankitalia e Corte dei Conti. E i voti non sono esattamente entusiasmanti. Aumento dell’inflazione, effetto recessivo, tassa sullo scudo a rischio, imposte alle stelle. Il lungo elenco di perplessità e constatazioni “tecniche” è stato snocciolato durante le audizioni che si sono tenute ieri di fronte alla commissione Bilancio della Camera dal presidente della magistratura
contabile, Luigi Giampaolino, e dal numero uno di Palazzo Koch, Ignazio Visco. Le bordate più pesanti, com’era prevedibile (e con buona pace del direttore dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera, che ieri nel denunciare il deprecabile attentato contro un dirigente di Equitalia se l’è presa con chi semina odio sulle tasse), arrivano proprio sul fronte del fisco e dell’impatto sui consumi.

La manovra, secondo via Nazionale avrà un effetto recessivo sul pil del prossimo biennio dello 0,5% a causa di uno sbilanciamento degli interventi sul fronte delle entrate, che costituiscono due terzi delle misure messe in campo dal governo e porteranno la pressione fiscale al 45%. Visco ha tentato di non affondare troppo il colpo, spiegando che la manovra era necessaria «per evitare conseguenze estremamente gravi e durature sull’economia reale», ma poi ha ricordato al governo che «il cuneo fiscale supera in Italia la media degli altri paesi dell’area dell’euro di 5,5 punti percentuali» e che «la tassazione del reddito di impresa, pur escludendo l’Irap, supera di circa 4 punti qualla mediadei medesimi Paesi». Di qui l’invito a procedere in fretta ad «un’azione decisa di riduzione e contenimento» della spesa pubblica per «contribuire a liberare risorse per una riduzione della pressione fiscale».
La speranza è che con i tagli si riesca anche a scongiurare l’aumento dell’Iva, che «avrebbe effetti distributivi più regressivi». La vera notizia è però contenuta nelle tabelle presentate da Bankitalia in Parlamento. Dal calcolo anno su anno degli effetti delle tre manovre correttive del 2011 si scopre che ai 44,1 miliardi di nuove entrate previste dal decreto Monti, si aggiungono la bellezza di 96,4 miliardi di tasse dei precedenti provvedimenti.
L’impatto fiscale complessivo sui contribuenti da qui al 2014 delle misure anticrisi sarà dunque di 140,5 miliardi. Numeri da infarto, che non devono essere sfuggiti a Giampaolino. Il presidente della Corte dei Conti ha, infatti, denunciato «il ricorso prevalente a manovre che impegano lo strumento fiscale» e che rischiano di determinare «una spirale negativa». Il decreto salva Italia, premette l’alto magistrato, presenta «evidenti novità» sul fronte dei tagli alla spesa, ma le misure «continuano ad essere sbilanciate dal lato delle entrate». Gli interventi sull’imposizione, principalmente Iva e accise, avranno anche effetti negativi sui prezzi al consumo, «che prudenzialmente può essere stimato di almeno un punto percentuale». Risultato: l’inflazione non sarà al 2%, come previsto dal governo, ma al 3%, «lontano dall’obiettivo di stabilità assunto in sede europea». 

«Perplessità» non minori riguardano le pensioni e la tassa sullo scudo. Nel primo caso, il blocco dell’indicizzazione delle pensioni, ha detto fuori dai denti Giampaolino, è «esclusivamente orientato a soddisfare esigenze di cassa» ed è «del tutto slegato dalla logica di sistema che ispira gli altri provvedimenti in materia pensionistica». Quanto allo scudo, come avevano già segnalato i tecnici della Camera, il governo si scordi di recuperare i due miliardi di gettito previsti. Secondo Giampaolino le operazioni di rimpatrio per gli importi più elevati sono avvenuti attraverso società di comodo. Di conseguenza, «dopo la dismissione delle attività o il loro prelievo dal rapporto di deposito tali società hanno avuto tutto il tempo di scomparire senza lasciare traccia». Ed ecco la beffa. Si corre il rischio che «a restare nella rete dell’imposta straordinaria siano prevalentemente i soggetti persone fisiche che hanno approfittato dello scudo per sanare violazioni di carattere formale, o comunque minori». E in tema di “equità” vale la pena segnalare i calcoli di Confedilizia sull’impatto della nuova Ici per le abitazioni affittate a canone calmierato. Azzerando l’aliquota agevolata prevista per un regime che va incontro alle richieste degli inquilini, la tassa per i proprietari di casa balza, a seconda del Comune, dal 200 al 324%. Auguri.

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