È questo il quadro in cui si inserisce la proposta messa in consultazione la scorsa settimana dall’authority in cui si prevede un aumento della remunerazione dal 6,9 al 7,2% del capitale investito. Se la tariffa sale, dov’è il problema?A mettere i bastoni tra le ruote al circolo virtuoso che garantirebbe valore per gli azionisti di Terna e minori costi per gli utenti è stata, manco a dirlo, la valanga di tasse piovuta sul settore dell’energia con la Robin Hood Tax. Un carico fiscale che, secondo l’ad Flavio Cattaneo, per Terna ha raggiunto una quota monstre del 61% e che di fatto trasforma l’aumento della remunerazione in un ribasso. Al netto delle imposte, ha spiegato il manager, si passa in realtà «dal 4,12 al 3,86%». Cattaneo ha invitato il regolatore ad usare il «buon senso». Ma se le cose non cambiano, ha annunciato, «il piano di investimenti andrà necessariamente rivisto». Su Terna sono già arrivati nei giorni scorsi gli avvertimenti degli analisti che hanno fatto precipitare il titolo in borsa. Ieri a metterci il carico ci ha pensato S&P, che ha posto il rating di Terna sotto osservazione con implicazioni negative proprio per a causa del rischio di peggioramento del quadro regolatorio.
© Libero
© Libero