Difficile dire chi abbia veramente vinto la partita. Anche perché il serrato duello su Edison che ha tenuto banco per mesi sembra essersi risolto con la soddisfazione di tutti. I francesi assumeranno il controllo esclusivo del gruppo di Foro Buonaparte, con una partecipazione dell’80,7% del capitale, gli italiani avranno in dote il 100% di Edipower. È questa, in sintesi, la quadra trovata al termine di estenuanti trattative che si sono concluse nella notte tra il 26 e ieri. L’intesa prevede che Edf acquisti il 50% di Transalpina d’Energia (Tde), la holding che possiede il 61,3% di Edison, da Delmi, società che raggruppa gli azionisti nazionali, A2a e Iren in testa.
L’acquisizione avverrà a un prezzo per le azioni Edison di 0,84 euro, poco superiore ai corsi di Borsa e sotto le iniziali richieste degli italiani, ed è condizionata alla conferma da parte della Consob che il prezzo dell’Opa obbligatoria non sia superiore a tale valore.
Per quanto riguarda invece Edipower, Delmi acquisirà da Edf il 50% oggi in mano a Edison, e la quota del 20% della svizzera Alpiq, rispettivamente per 600 e 200 milioni. La ex genco sarà quindi tutta italiana: 70% a Delmi, 20% ad A2a e 10% a Iren. Il suo rifornimento di gas sarà garantito da contratti di fornitura, a condizioni di mercato, con Edison, per il 50% del fabbisogno sui prossimi 6 anni.
Il nuovo assetto, ha sottolineato il direttore finanziario di Edf, Thomas Piquemal, permetterà di semplificare la governance di Edison, e ridurre il suo indebitamento di 1,1 miliardi (in capo a Edipower). Cosa che dovrebbe «rassicurare le agenzie di rating», dopo che nei giorni scorsi Fitch ha declassato a junk le obbligazioni della società.
Per Delmi la cessione della quota in Tde a 0,84 euro comporterà una minusvalenza intorno a 1 miliardo, dato che la società ha in carico le azioni a 1,5 euro. Ma la holding punta a ridurre l’onere grazie al disavanzo di fusione che emergerà dall’integrazione con Edipower. «Particolarmente soddisfatto» dell’intesa il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, al centro dei frenetici negoziati dei giorni scorsi. «Con il presidente Proglio», ha detto l’ex banchiere, «abbiamo condiviso una comune visione del mercato e da lui ho avuto conferma dell’impegno di lungo termine del gruppo Edf in Italia». Sprizzano entusiasmo anche Giuliano Zuccoli e Graziano Tarantini, rispettivamente presidente del consiglio di gestione e del consiglio di sorveglianza di A2a. «Siamo molto soddisfatti», hanno spiegato, «per l’esito delle trattative. Attraverso l’integrazione tra A2A e Edipower e la collaborazione con gli altri soci italiani nasce il secondo operatore nel settore elettrico che, con circa 10mila MW di capacità installata, si posiziona tra i leader europei del settore». Felice pure il presidente di Iren, Roberto Bazzano, secondo cui «l’intesa consentirà di trasferire una partecipazione puramente finanziaria in una a forte valenza industriale». La conclusione del braccio di ferro è invece piaciuta poco al mercato, che ha promosso A2a (+2,71%) ed Iren (+2,95%), ma ha bocciato Edison (-1,74% a 0,817 euro). E non saranno molto contenti neanche gli azionisti di minoranza. Per il più noto di questi, Romain Zalesky, che con la Carlo Tassara possiede il 10% di Edison, l’accordo rappresenta un bel problema. Il finanziere sperava di vendere la partecipazione per rimborsare circa 3 miliardi di debiti alle banche. Il valore di carico delle azioni (1,49 euro nel bilancio 2010) è però ben lontano da quello a cui verrà lanciata l’Opa. In caso di adesione Zaleski si troverà con una minusvalenza di circa 340 milioni.
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