Scudo fiscale, mini riforma delle pensioni con innalzamento dell’età per le statali e misure per le imprese, compreso il via libera alla moratoria dei crediti delle banche. Per quest’ultime, ha spiegato Giulio Tremonti, le agevolazioni “compensative” arriveranno solo ad accordo fatto. Le commissioni Bilancio e Finanze della Camera, con un po’ di ritardo e una buona dose di schermaglie parlamentari, hanno licenziato il testo “corretto” del decreto anti-crisi che sarà da oggi all’esame dell’aula di Montecitorio. Un testo su cui il governo dovrebbe chiedere la fiducia senza sorprese dell’ultim’ora. Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha infatti già annunciato che stopperà qualsiasi tentativo di sostituire il provvedimento con un maximendamento governativo.
Non sono mancati invece i colpi di scena durante le votazioni, con il Pd che ha abbandonato i lavori, l’Udc che non ha partecipato alle votazioni e l’Mpa, che fa parte della coalizione di governo, che ha espresso parere negativo. Passo falso, infine, su un emendamento riguardante i costi di trasmissione e i relativi controlli da parte dell’Authority per l’energia, passato in commissione malgrado il parere contrario dell’esecutivo.
Riguardano le Pmi le principali novità del provvedimento. Dopo l’emendamento che prevede sgravi del 3% sull’aumento di capitale delle imprese fino a 500mila euro, arriva anche la moratoria annunciata nei giorni scorsi dal ministro dell’Economia. Per sostenere le Pmi, si legge nel testo, il tesoro è autorizzato a stipulare entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto una apposita convenzione con l’Abi per favorire l’attenuazione degli oneri finanziari sui prestiti anche in relazione ai tempi di pagamento. Piccola stretta invece sugli incentivi previsti con la Tremonti-ter, che saranno «revocati se i beni oggetto degli investimenti sono ceduti a soggetti aventi stabile organizzazione in Paesi non aderenti allo spazio economico europeo».
Tra le modifiche è stata poi approvato un mini-condono per le multe fino al 2004, comprese quelle per le quali sia già stata emessa l’ingiunzione di pagamento, che potranno essere sanate senza il pagamento degli interessi ma con un tasso del 4% per l’agente riscossione a titolo di rimborso.
Altre modifiche riguardano la Corte dei Conti. Oltre ai paletti alla verifica sul danno erariale da parte delle Corte dei conti per i procedimenti a venire, prevedendo una mini-sanatoria per quelli in attesa di sentenza anche non definitiva, il testo prevede anche che i budget annuali della magistratura contabile saranno sottoposti a controlli parlamentari. La Corte dovrà dettagliare le spese legate alle sue funzioni di organo ausiliario del Parlamento, distinguendole da quelle obbligatorie e d’ordine.
Molte, infine, le tensioni intergovernative. La più infuriata è Stefania Prestigiacomo. L’articolo 4 del dl anticrisi sopprime, infatti, il ruolo del ministero dell’Ambiente nell’iter autorizzativo per la realizzazione di centrali di produzione (quindi anche i futuri impianti nucleari) e per le reti di distribuzione di energia, ed esautora ogni ruolo degli enti locali. Si tratta, secondo il ministro dell’Ambiente, «di un provvedimento di inaudita gravità, inaccettabile per chi, in questa legislatura, ha sbloccato nel rispetto della normativa ambientale, in pochi mesi, centinaia di pratiche Via che paralizzavano la realizzazione di importanti opere».
Intenzionato a bloccare la norma sui 40 anni di contributi (anche figurativi) per mandare in pensione i dipendenti statali è invece Maurizio Sacconi. Il ministro del Welfare sostiene che aver escluso dalla norma, oltre a professori universitari e magistrati, i primari configurerebbe una violazione costituzionale nei confronti dei medici.
Soddisfatto Tremonti, che durante l’audizione in Senato sul Dpef ha sottolineato l’importanza delle misure per le imprese e della mini-riforma delle pensioni, definita «strutturale». «Con tutti gli interventi fatti più la moratoria sul credito», ha detto, «siamo di fronte ad interventi positivi per la tenuta dell’apparato produttivo». Il ministro ha poi ribadito che le entrate «tengono» e che i conti pubblici sono «in linea con gli impegni internazionali». Un po’ diversa la versione di Mario Draghi, che lancia l’allarme sul calo delle entrate e sull’aumento della spesa, annunciando che nel 2009 ci sarà il primo disavanzo primario da 18 anni. L’invito del governatore di Bankitalia è intervenire al più presto con «programmi che abbiano effetti strutturali di medio-lungo periodo» per evitare di restare soffocati dal debito pubblico.