venerdì 17 luglio 2009

Brunetta taglia le assenze. E i dipendenti

Assenze per malattia in calo del 38% e 14 milioni di giornate di lavoro in più. Piaccia o no, la cura Brunetta macina risultati. A fornire i dati di un anno di lotta all’assenteismo è stato ieri lo stesso ministro della Pa, che ritiene di essere riuscito a modificare «in maniera strutturale i comportamenti dei pubblici dipendenti». Non solo. Forse con un eccesso di ottimismo il ministro vede anche il «consolidamento di un comportamento di maggiore responsabilità ispirato a principi di correttezza professionale e riconoscimento del merito». Senza andare così lontano, i numeri parlano comunque di una reale inversione di tendenza. Solo a giugno la riduzione delle assenze per malattia è stata del 27,4% rispetto allo stesso mese del 2008. Le percentuali più rilevanti si sono avute negli enti di previdenza (-43,7%) e nelle amministrazioni provinciali (-37,5%), con differenze non troppo marcate dal punto di vista geografico. La forchetta va dal -32,3% del Nord Est al -24,9 del Mezzogiorno. Un ulteriore stimolo a lavorare, e a lavorare seriamente, è quello previsto per i dirigenti. Entro luglio saranno infatti on line retribuzioni, recapiti, assenze e curriculum di circa 190mila “capi” della Pa. In questo modo, ha spiegato Renato Brunetta, il dirigente esce dall’anonimato e «potrà essere messo alla berlina pubblicamente». Sono esclusi dall’operazione trasparenza, purtroppo, magistrati e professori universitari. Ma il ministro ha spiegato che sta studiando qualcosa anche per loro.
Guarda caso, però, si tratta delle stesse categorie, con l’aggiunta dei “medici responsabili di struttura complessa”, che saranno escluse dall’operazione “rottamazione” prevista da un emendamento approvato ieri al dl anticrisi. Brunetta aveva già introdotto la misura nel suo ddl, all’ultimo era però stato costretto a fare marcia indietro sotto il fuoco di fila di sindacati, opposizione e qualche componente delle maggioranza. Ora la norma ritorna. Il provvedimento, presentato in commissione Bilancio dal deputato del Pdl Remigio Ceroni ma sostanzialmente condiviso dal governo, fissa a 40 anni di contributi, di ogni tipo, anche figurativi, l’anzianità massima raggiungibile dagli statali. Dopo quella soglia, in altre parole, la Pa potrà «risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro e di contratto individuale, anche del personale dirigenziale, con preavviso di sei mesi». Si tratta di una misura temporanea, dal 2009 al 2011, che rientra, spiega Ceroni, «nell’operazione di snellimento e di taglio dei costi della Pa già avviata dal governo». Senza contare, aggiunge, «che la norma potrà servire anche a liberare posti per la regolarizzazione dei precari». È scettico sul principio l’economista del Pdl Giuliano Cazzola, che però condivide l’impostazione non strutturale del provvedimento in un’ottica di risanamento della pubblica amministrazione.