martedì 14 luglio 2009

Il G8 sdogana il condono fiscale e scioglie le briglie a Tremonti

I dettagli sono ancora tutti da definire, ma dopo il G8 la strada per lo scudo fiscale è chiaramente in discesa. «Diversi Paesi stanno attuando strategie per favorire il rimpatrio dei patrimoni detenuti in giurisdizioni non cooperative», si legge nel documento finale del summit aquilano che si è concluso venerdì. Di fatto, i grandi del pianeta hanno legittimato l’utilizzo dello strumento come arma per contrastare l’evasione e per riportare entro i confini nazionali preziosa liquidità per il sistema bancario e produttivo. Giulio Tremonti, ovviamente, lo aveva previsto. E non è un caso che poco più di una settimana fa il ministro dell’Economia aveva risposto con un plateale «boh» a chi gli chiedeva lumi sull’operazione.
Del resto, dopo le numerose accuse piovute sul suo capo a causa delle sanatorie varate durante il suo precedente mandato, il ministro aveva giurato a più riprese che la stagione dei condoni era un capitolo chiuso e che misure del genere non sarebbero state riproposte. Per questo Tremonti ha cercato prima il consenso dell’Europa, poi quello delle principali economie del mondo. Arrivati entrambi, il percorso ora dovrebbe essere agevole. Tanto più che il ministro è riuscito ad ottenere dal G8 anche un secondo e prezioso aiuto, rappresentato dall’avere messo in cima alle priorità anticrisi la lotta senza quartiere ai paradisi fiscali. Promettere battaglia contro i Paesi che ospitano i capitali sottratti all’erario (e nel dl anticrisi ci sono già norme a riguardo) porterà evidentemente a moltiplicare le risorse destinate al rientro. Questo significa che dal provvedimento Tremonti potrà ricavare anche più di quei 4-5 miliardi di gettito stimati finora. Soldi necessari non solo a finanziare la ricostruzione in Abruzzo, ma anche a coprire il buco delle entrate provocato dalla crisi.
Legato a doppio filo allo scudo c’è poi il discorso banche, visto che il bottino rimpatriato finirà poi nelle mani delle loro società di gestione. Tutto è dunque appeso alla tregua che sembra essere scoppiata tra Tremonti e gli istituti di credito. In cambio di aiuti alle imprese, il ministro potrebbe mettere sul piatto, oltre alle agevolazioni fiscali, anche il rientro dei capitali.
Quanto ai tempi, le indiscrezioni parlano di un possibile inserimento della norma già all’inizio della prossima settimana attraverso un emendamento al dl fiscale. Ma non è escluso che Tremonti voglia sincronizzare lo scudo con i Paesi della Ue, in quel caso il provvedimento potrebbe slittare. Le ipotesi a cui si lavora per ora sono quelle della doppia aliquota e del doppio condono. Sul primo punto si parla di un’aliquota al 5% per chi deciderà di investire le somme in titoli di Stato destinati alla ricostruzione abruzzese. Per gli altri il costo del rientro sarebbe del 7-8%. Accanto allo scudo per le persone fisiche è poi allo studio anche una sanatoria per imprese e autonomi per azzerare i contenziosi con il fisco, come fu fatto nel 2001-2002. Ma dall’operazione verrebbe esclusa l’Iva, sul cui precedente condono è già arrivata una sonora bocciatura da parte della Ue. Con le due misure combinate le stime del Tesoro puntanto ad un rientro di circa 100 miliardi di capitali e un gettito che potrebbe raggiungere i 10 miliardi.

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