giovedì 2 luglio 2009

Manager pubblici, fioccano gli incarichi ma stipendi più bassi

La trasparenza, solitamente, è cosa buona e giusta. Il mistero crea, nella migliore delle ipotesi, sospetti e malizie. Soprattutto quando a nascondersi è la classe dirigente, che già normalmente non è in cima ai cuori dell’opinione pubblica. Bene ha fatto dunque il ministro Renato Brunetta, che cammina spedito come un treno nella sua opera rivoluzionaria di modernizzazione della Pubblica amministrazione, a spiattellare sul sito Internet tutti gli stipendi dei manager pubblici. Del resto, un annetto fa abbiamo spiato nei 740 degli italiani e sono ormai all’ordine del giorno le classifiche dei paperoni che siedono nei cda delle società quotate (obbligate per legge a pubblicare bilanci e compensi). Perché non farlo anche per chi deve rispondere in ultima istanza ai cittadini del suo operato? Tanto più che le voci circolano e il passaparola è lo strumento migliore per alimentare leggende e favole sulle retribuzioni d’oro. Ecco, invece, che l’operazione trasparenza ci riporta alla realtà. Altro che ricconi, i manager romani, tutto sommato, mettono in tasca meno dei loro colleghi italiani. Stipendi robusti, intendiamoci, ma la media resta sui 100mila euro. Una cifra che snobberebbe la maggior parte degli assistenti personali di ministri e sottosegretari e che non è neanche paragonabile ai milioni che incassano annualmente i manager delle grandi imprese pubbliche come Eni, Enel e Finmeccanica o, manco a dirlo, dei banchieri che siedono nei cda dei principali istituti di crediti. Certo, ci sono le eccezioni, ma il quadro d’insieme (vedi tabella a pagina 14) appare comunque poco sfarzoso. A Roma tutti poveri? Non esageriamo. Il trucco, come spesso, accade, c’è. E si vede. Spulciando le tabelle con i dati scopriamo infatti che i nomi sono tanti, ma gli incarichi di più. Molti hanno ne hanno due, diversi tre. C’è poi chi ha deciso di strafare occupando contemporaneamente cinque, sei o addirittura nove poltrone. Una sorta di grande slam che alla fine dei giochi permette di recuperare il terreno perduto. Un po’ di qua e un po’ di là, ed ecco che la busta paga si gonfia, tornando a livelli accettabili. È tutto legittimo e perfettamente legale, per carità. E tutti, sicuramente, svolgono con dedizione il loro lavoro. L’importante, come si diceva, è saperlo.

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