giovedì 2 luglio 2009

Il massimo grado della magistratura col massimo di stipendi e privilegi

Non è la prima volta che la Consulta finisce al centro delle polemiche. Una delle più vibranti fu quella innescata da Marco Pannella, che a metà degli anni 90 la definì «una cupola partitocratica» per le ripetute bocciature dei referendum sponsorizzati dai radicali. Ma ai giudici costituzionali i nemici non sono davvero mancati. Una volta c’è in gioco la legge elettorale, un’altra i diritti civili, un’altra ancora le tasse, fino alla televisione o, come in questo caso, le prerogative dei vertici istituzionali. C’è sempre qualcuno pronto a puntare il dito, ad accusare, a denunciare.Un curioso destino per quella che dovrebbe essere la massima fonte di diritto italiano e il più autorevole garante del rispetto delle regole e delle leggi fondamentali dello Stato.La Corte costituzionale è un organo previsto dalla Costituzione. Il suo compito, in base all’art. 134, è quello di giudicare sulla «legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forza di legge, dello Stato e delle regioni»; sui «conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato e su quelli tra Stato e Regioni»; sulle «accuse promosse contro il presidente della Repubblica»; «sull’ammissibilità del referendum abrogativo». Il presunto equilibrio della Corte, regolarmente contestato da chi resta insoddisfatto delle sue decisioni, dovrebbe derivare dalla sua composizione, stabilita dall’art. 135 della Carta. Formano la Corte quindici giudici nominati per un terzo dal Parlamento, per un terzo dal capo dello Stato e per un terzo dalle supreme magistrature ordinarie ed amministrative. L’elezione da parte del Parlamento avviene a scrutinio segreto e con la maggioranza dei due terzi. Procedura che ha spesso provocato assurde paralisi a causa del braccio di ferro tra maggioranza e opposizione, al punto che nel 2002 la Corte fu costretta a rinviare una decisione per la mancanza del numero legale (11 giudici). I membri della Consulta (scelti fra i magistrati anche a riposo delle giurisdizioni superiori ordinaria ed amministrative, i professori ordinari di università in materie giuridiche e gli avvocati dopo venti anni di esercizio) restano in carica nove anni, senza possibilità di proroga né di un secondo mandato. Il presidente viene eletto tra i componenti e resta in carica per 3 anni, rinnovabili, e solitamente viene scelto tra i giudici che stanno concludendo il mandato. Le decisioni della Corte costituzionale possono essere sentenze (decisioni di merito), ordinanze (decisioni processuali), decreti (decisioni procedurali). In sostanza, le pronunce della Corte si possano distinguere in due categorie: le sentenze di accoglimento e le decisioni di rigetto (siano esse di merito o processuali).Non tutti, però, possono ricorrere alla Corte. Sono soltanto due le vie di accesso al giudizio della Consulta. La prima, in via incidentale, prevede che la questione di legittimità costituzionale venga sollevata dal giudice nel corso di un giudizio davanti ad un tribunale. Il secondo metodo, in via di azione principale, prevede invece che Stato e Regioni possano presentare direttamente un ricorso di incostituzionalità.Diverso il caso dei referendum, dove in seguito al giudizio della Corte di Cassazione sulla legittimità, è previsto che la Consulta giudichi l’ammissibilità del quesito. Il vincolo principale riguarda l’impossibilità di riferire l’oggetto del quesito referendario su questioni relative a leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.Sono molte le proposte, mai portate fino in fondo, di modifica della Corte. In particolare quelle relative alla nomina dei componenti e alla cosiddetta opinione dissenziente, ovvero la possibilità di rendere palesi i voti di minoranza nelle varie sentenze.Per consolare i giudici continuamente bersagliati la legge ha, infine, stabilito generosi trattamenti economici. Lo stipendio di un componente e di 416mila euro l’anno, quello del presidente sale a 500mila. Tutto hanno diritto a una segreteria di tre persone più tre assistenti di studio, un appartamento privato al quinto piano della Consulta, ferrovie e autostrade gratis, così come il cellulare e il telefono (anche privato), rimborsi per aerei e taxi, macchina di servizio, che per i presidenti emeriti (si fanno chiamare così gli ex) resta anche in pensione.Al momento di lasciare l’incarico arriva la superliquidazione calcolata sulla base dell’ultimo stipendio moltiplicato per il numero degli anni di lavoro. Compresi quelli precedenti all’incarico. Uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo.

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