giovedì 2 luglio 2009

Scudo fiscale e pensioni possono attendere

La manovra estiva è solo una «manutenzione» della Finanziaria. Lo scudo fiscale è allo studio, ma contro l’evasione basta la stretta sui paradisi e il federalismo. Il pil e le entrate tributarie sono in linea con le previsioni e con quelle degli altri Paesi. Se c’era bisogno di ottimismo, il ministro dell’Economia non si è davvero risparmiato. Illustrando nel dettaglio i contenuti del decreto anti-crisi varato dal governo venerdì scorso, Giulio Tremonti si è prodigato in affermazioni rassicuranti. A partire dalla manovra estiva, che è un «aggiustamento sul bilancio pubblico» dell’ordine di 1-1,5 miliardi nel 2009 e di 3-4 miliardi nel 2010. Si tratta, ha spiegato il ministro, «di una cifra oggettivamente piccola» che il Tesoro può tenere «sotto controllo» senza difficoltà. A fronte di questo, il decreto mette invece in azione un effetto leva «molto forte», con «volumi in atto di 30-40» miliardi. La voce principale riguarda le risorse sbloccate per estinguere i debiti della Pa nei confronti delle imprese. Si parla di 23 miliardi di liquidità che il governo è pronto ad immettere nel sistema produttivo. Soldi, ci ha tenuto a dire Tremonti, che ora le aziende ci chiedono ma che prima, quando non c’era la crisi, molti preferivano lasciare allo Stato visto che garantivano buoni interessi. Le imprese, ha detto, «si mettano d’accordo».Anche sul fisco il ministro mette le mani avanti. E a chi gli ha fatto notare che lo stesso premier Silvio Berlusconi ha paventato un crollo delle entrate, Tremonti ha risposto che la situazione «è in linea con le previsioni e le previsioni sono rispettose dei calcoli». E sul fronte fiscale il ministro si è soffermato molto sull’importanza di due strumenti anti-evasione. Il primo è contenuto nel dl e riguarda la stretta sui paradisi fiscali. Nel dettaglio è quello che in giuridichese si chiama inversione dell’onere della prova, uno dei meccanismi più discussi (e discutibili) del sistema tributario con cui il contribuente diventa automaticamente evasore a meno che non riesca a dimostrare il contrario. La norma rischia di mettere alla gogna il cittadino onesto, ma darà chiaramente all’Agenzia dell’Entrate un potere straordinario di contrasto ai furbetti che spostano i soldi all’estero. Il secondo strumento è quello del federalismo fiscale, che spingerà le autonomie locali a controllare di più il territorio. L’effetto combinato delle due riforme, secondo il ministro, sarà sufficiente a scoraggiare gli evasori. È per questo che Tremonti è apparso freddo sullo scudo fiscale. Il governo, ha spiegato, sta seguendo gli esempi di Stati Uniti e Gran Bretagna, ma alla domanda diretta se il meccanismo di rientro agevolato dei capitali sarà introdotto a breve ha risposto «boh». Fonti vicine a Via XX Settembre sostengono che dietro la ritrosia del ministro dell’Economia ci sia anche l’esigenza di non fare un regalo alle banche, che si troverebbero a gestire una massa di liquidità inaspettata proveniente dall’estero e che, forse, potrebbero anche usfruire loro stesse del provvedimento. Per ora la situazione è bloccata a quei 2 miliardi che secondo Tremonti la stretta sulle commissioni fara guadagnare alle famiglie. A spese, ovviamente, degli istituti di credito.Quanto alla riforma delle pensioni, il ministro ha di nuovo lanciato l’altolà. «Bisogna studiare bene, poi vediamo».

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