martedì 7 luglio 2009

I cassaintegrati sono la metà del previsto

Un fuoco di paglia? Non proprio. Complessivamente nei primi cinque mesi dell’anno gli interventi di cassa integrazione ordinaria e straordinaria sono stati il 256% in più rispetto a quelli dello stesso periodo del 2008. La crisi, insomma, c’è. E morde ancora. Ma chi dice che il peggio sia passato e che la situazione sia meno drammatica del previsto non è poi così lontano dal vero. I dati che dimostrano il miglioramento della situazione sono contenuti in un dossier dell’Inps consegnato alcuni giorni fa a Silvio Berlusconi e ai ministri dell’Economia e del Welfare. L’istituto di previdenza mette in fila le rilevazioni effettuate dall’inizio dell’anno sui trattamenti di cassa integrazione. E il quadro che ne esce è tutt’altro che catastrofico. Anzi, è la conferma che la recessione sta iniziando a frenare.
Il dossier riservato
Basta guardare quello che sta succedendo sul fronte della cassa integrazione straordinaria per l’industria, che dopo un aumento del 33,76% tra febbraio e marzo e uno del 21,39% tra marzo e aprile, a maggio a addirittura invertito la rotta facendo registrare una diminuzione dell’1,14%. Più contenuto il fenomeno per quello che riguarda la cassa integrazione ordinaria e quella del settore edile, che comunque compiono robuste frenate. Il dato complessivo è chiaro. Da un aumento mese su mese a marzo del 38,17% si passa ad un 27,82% di aprile fino ad un ben più magro 15,82% di maggio. Una percentuale che dimostra chiaramente lo sgonfiamento dei picchi raggiunti tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, quando il sistema produttivo ha sofferto maggiormente l’impatto della crisi. Stessa frenata è stata registrata per le domande di disoccupazione. «Non si può ancora dire che la recessione sia finita e che il sole sia tornato», spiega il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua a Libero, «ma i segnali che arrivano dal forte rallentamento della cassa integrazione sono realisticamente ottimistici».
La Cig dimezzata
La conferma arriva anche dai numeri più sensibili, quelli relativi ai soldi spesi dallo Stato per sostenere il reddito dei lavoratori in crisi. Ebbene, qui il dato è ancora più impressionante perché le proiezioni elaborate dall’Inps indicano che alla fine dell’anno le risorse utilizzate potrebbero essere addirittura meno della metà di quelle previste prudenzialmente dal governo. In altre parole, ci troveremmo di fronte ad un numero di cassaintegrati dimezzato rispetto alle stime fatte dagli esperti durante la prima fase della crisi. Nel dettaglio, nei primi cinque mesi del 2009 le aziende hanno chiesto e ottenuto 293 milioni di ore di cassa integrazione. Considerato che ogni ora costa complessivamente (tra contributi figurativi e retribuzione del lavoratore) circa 9 euro l’impegno complessivo delle casse pubbliche è stato di 2,8 miliardi di euro. Se il trend non dovesse cambiare nella seconda metà dell’anno si arriverebbe alla fine del 2009 con una cifra di circa 7 miliardi. Ora, tenendo conto che il governo ha stanziato 4 miliardi per la cassa integrazione straordinaria e 12 per quella ordinaria, è facile calcolare che l’impegno finale sarebbe meno della metà.
Il ciclo riparte
E non è detto che non sia anche inferiore. Per completare il quadro manca infatti quello che il presidente e commissario straordinario dell’Inps considera il dato più significativo (non a caso è stato lui ad introdurre questo tipo di monitoraggio) per interpretare l’andamento del sistema economico. Si tratta del cosiddetto “tiraggio”, un termine difficile per un meccanismo semplicissimo. In pratica è la differenza tra le ore di cassa integrazione richieste e ottenute dalle aziende e le ore effettivamente utilizzate. Ebbene, nei primi quattro mesi del 2008, quando i venti di crisi non avevano neanche iniziato a spirare, la percentuale era all’80%, che è quella per così dire fisiologica allo strumento. Nei primi quattro mesi del 2009 lo scarto tra i trattamenti di Cig autorizzati dal minsitero del Welfare e quelli di cui poi le imprese hanno usufruito è sceso al 59%. Questo significa in parte che le imprese, un po’ per paura, un po’ per l’impossibilità di prevedere fino in fondo entità e durata della recessione, hanno abbondato nella richiesta per evitare di trovarsi poi in difficoltà. Ma vuol dire soprattutto, spiega Mastrapasqua, «che la situazione è cambiata e che è ripreso il ciclo produttivo e che quindi le aziende non hanno più avuto bisogno di utilizzare quelle ore di cassaintegrazione». Del resto, continua il presidente dell’Inps, «il crollo verticale dei consumi non c’è stato e i magazzini, seppure più lentamente, hanno continuato a svuotarsi, così ora c’è bisogno di tornare a produrre. Il mondo non si è fermato come qualcuno pensava». Se anche il trend del “tiraggio” fosse confermato l’Istituto di previdenza calcola che l’impegno complessivo dello Stato sarebbe di 4,1 miliardi. La metà della metà di quanto stanziato. Alla faccia dei corvi.

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