sabato 11 luglio 2009

Il G8 rianima il catatonico Doha round

Un colpo di manovella, lo aveva definito mercoledì Giulio Tremonti. Nel secondo giorno di lavori del G8 presieduto da Silvio Berlusconi la spinta si intensifica e la convergenza si allarga. Al punto da aprire uno spiraglio perfino sull'intramontabile Doha round, l’accordo sul commercio internazionale bloccato da circa 8 anni. A sottoscrivere gli impegni degli Otto grandi ieri si sono aggiunti i Paesi del G5 (Cina, India, Messico, Sud Africa, Brasile), più l’Egitto, ospite della presidenza italiana, e la Svezia, presidente di turno della Ue. I quindici capi di Stato e di governo (ma la sigla resta G14) più i tre rappresentanti del Mef (Indonesia, Australia e Corea del Sud) hanno praticamente condiviso tutta “l’agenda globale” del G8, tranne il capitolo clima, su cui c'è stata comunque una significativa apertura dei Paesi in via di sviluppo, favorita anche dal nuovo corso di Barack Obama e dall’asse Italia-Stati Uniti. Tra i punti principali su cui è giunto l’ok anche degli “emergenti” ci sono la volontà di uscire con politiche condivise dalla crisi economica, le nuove regole della finanza (il legal standard) e il sostegno alle politiche di inclusione sociale. È necessario, si sottolinea nella dichiarazione congiunta del G14, sostenere una ripresa «forte» dell’economia e «un tale contesto richiederà la riabilitazione dei settori bancari in alcuni Paesi e la ripresa del credito su una base sana». Nel frattempo, si cominceranno «anche a preparare le strategie di uscita dalle misure straordinarie adottate per rispondere alla crisi». A confermare l’importanza degli accordi «allargati» è stato anche il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, secondo il quale sui «paradisi fiscali si sono fatti più progressi in 3 mesi che negli ultimi 13 anni». Stesso ottimismo sulle nuove regole globali, anche se in questo caso Gurria ha ammesso che il cammino è ancora lungo.
Ma i riflettori ieri erano tutti puntati su commercio e clima. Sul primo fronte Berlusconi ha incassato l'impegno dei 17 Paesi a chiudere il negoziato entro il 2010. Un impegno che sembra andare al di là della semplice dichiarazione d'intenti. Il premier ha infatti spiegato che il G14 (più tre) ha dato mandato «al direttore dell’Organizzazione mondiale per il commercio, Pascal Lamy, di convocare i ministri competenti di tutti i Paesi che hanno sottoscrittto l’accordo nei primi giorni di settembre in modo da poter presentare una relazione conclusiva al G20 di Pittsburgh». Credo, ha proseguito il premier, che «questo sia un successo di questo vertice. Per combattere la crisi, la cosa più importante è che i paesi in via di sviluppo e i paesi poveri possano commerciare i loro prodotti sul mercato mondiale».
Più complicata la situazione sul clima, dove però sembra che i negoziati abbiano subìto una forte accelerazione. La mediazione raggiunta in sede di G14 ha limitato l'intesa alla necessità di non aumentare il riscaldamento globale di più di 2 gradi rispetto alla media dell'epoca preindustriale. La Cina si è però opposta al taglio delle emissioni dei gas serra nella misura dell’80% di quelli attuali per i Paesi più industrializzati e del 50% per gli altri Paesi entro il 2050. Ma il nuovo asse “climatico” Berlusconi-Obama sembra ottimista. «Da qui a Copenaghen (dove si terrà a dicembre il vertice mondiale sul clima ndr)», ha detto il presidente Usa, «negozieremo con i Paesi emergenti per raggiungere un obiettivo concreto anche per loro. Sono stati fatti importanti passi avanti». Mentre il premier ha sottolineato che «l’atteggiamento di India e Cina è stato molto positivo» e «addirittura ci ha sorpreso».
Massima convergenza, infine, si è registrata sulla questione delle testate nucleari. Obama, ha spiegato il premier, «ha proposto di mettere in agenda un vertice da svolgersi nel maggio del 2010 con tutti i Paesi detentori di armi nucleari per andare verso un mondo più sicuro».

libero-news.it