martedì 21 luglio 2009

Le piccole imprese mollano la sinistra

Quando c’è da battere cassa e incalzare il governo non si tirano certo indietro. «C’è necessità ed urgenza di avere una politica dedicata alle Pmi», si leggeva solo qualche giorno fa in una lettera a Silvio Berlusconi firmata dalle cinque grandi associazioni di categoria: Confartigianato, Confcommercio, Cna, Casartigiani e Confesercenti. Una missiva arrivata proprio mentre il ministro Giulio Tremonti sta discutendo con le banche la moratoria dei crediti verso le imprese. Poi c’è lo scudo fiscale in arrivo, la detassazione degli utili reinvestiti, lo sblocco dei debiti della Pa e diversi interventi coordinati dallo Sviluppo economico. Aiuti e sostegni che, secondo le Pmi, non sono ancora sufficienti a proteggere il tessuto produttivo italiano (i piccoli rappresentano il 95% della nostra impresa) dai contraccolpi devastanti della crisi. Eppure, malgrado le critiche e i malumori, le insofferenze e le insoddisfazioni, il mondo della piccola impresa ha le idee chiare sul governo. E pure sull’opposizione.A rivelarlo è un’indagine della Fondazione Nord Est realizzata per il Sole 24 Ore che fotografa gli orientamenti politici della galassia imprenditoriale. Ebbene, tra i piccoli che pungolano regolarmente il governo chiedendo maggiore attenzione soltanto il 14,4% gradirebbe avere un altro interlocutore. È questa, infatti, la percentuale delle Pmi che si autocolloca nell’area di centrosinistra a fronte di un 52,9% che dichiara invece di votare o apprezzare il centrodestra. Troppo facile, direte voi. Con un esecutivo che si appresta a reggere le sorti del Paese e dell’economia per altri quattro anni chi non si schiererebbe con Palazzo Chigi? In realtà, leggere i dati come il classico fenomeno di bandwagoning (salire sul carro del vincitore) sarebbe sbagliato. E i numeri dimostrano infatti che il fenomeno è dovuto più ad una fuga che ad una rincorsa. La perdita di consensi del centrosinistra è infatti iniziata tre anni fa e sembra direttamente collegata alle performance del governo Prodi e delle successive kermesse messe in scena dal centrosinistra con la nascita del Partito democratico e il cambio della guardia Veltroni-Franceschini.Basti pensare che le Pmi “di sinistra” erano il 21,9% nel 2006 (quando il professore alimentò sogni e speranze), il 20,3 nel 2007 e il 16,9 un anno fa. Nel frattempo il centrodestra è passato dal 41,6 al 52,9%. Ed ancora più impietosa è l’analisi di Daniele Marini, della Fondazione Nord est: «Oggi il 60% dei piccoli imprenditori è un ex lavoratore dipendente e un ex operaio. Questo spiega quanta mobilità sociale sia passata in questa area, un dinamismo che è sfuggito al centro-sinistra che ha continuato a trasmettere una visione marxista di divario tra capitale e lavoro che non esiste».Il risultato è che tra gli operai il Pdl ha doppiato il Pd con un 43% di consensi contro il 22%, mentre nel lavoro autonomo è stato rilevato un distacco abissale di 42 punti percentuali. Cifre che vanno ben al di là della storica incapacità della sinistra di parlare al mondo dell’impresa e del lavoro non dipendente.E che spiegano anche il picco negativo di consensi nel periodo della crisi. Mentre le Pmi sono soffocate dalla recessione e dalla mancanza di credito, il Pd sembra infatti più interessato a parlare di sicurezza, di aborto o delle feste del premier. «Per noi», tuona un manager di Bergamo, «nessuno del partito è in grado di fare una proposta».Non è un caso che il programma di Dario Franceschini per la candidatura alle primarie del Pd sia incentrato, oltre che sui precari, sulle piccole e medie imprese. Il tentativo è quello di cancellare anni passati a trattare le Pmi esclusivamente sotto il profilo tributario, come sacche di evasione fiscale da spremere per far tornare i conti dello Stato. Un compito quasi impossibile anche per l’altro candidato Pierluigi Bersani, che di imprese se ne intende, ma che fu, guarda caso, ministro dell’Industria proprio negli anni in cui le Pmi utilizzavano le tessere del partito per alimentare i camini nelle giornate più fredde.

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