lunedì 17 agosto 2009

Gli ispettori del fisco sguinzagliati in provincia per l'operazione scudo

Dirigenti sguinzagliati nelle sedi periferiche per intensificare gli accertamenti e telefonate a sorpresa per controllare l’efficienza dei call center. Sono i due tasselli cui sta lavorando il direttore Attilio Befera per mettere a punto la macchina tributaria in vista della ripresa autunnale. I tempi stringono e Giulio Tremonti vuole che tutto sia pronto al più presto per garantire la necessaria copertura operativa al nuovo scudo fiscale. Che non potrà funzionare senza essere affiancato da una massiccia opera di contrasto all’evasione. Di qui il colpo d’acceleratore alla riorganizzazione dell’Agenzia delle Entrate. Un’operazione partita formalmente a gennaio, ma ancora incagliata nelle trattative con i sindacati.
Le novità sono state discusse con i rappresentanti dei lavoratori qualche giorno prima della pausa estiva. Il punto principale, come si apprende dai verbali dei due incontri del 27 e del 30 luglio, riguarda il decentramento dei dirigenti del fisco, che verranno spostati nelle sedi provinciali per dare maggiore efficacia agli accertamenti a tappeto che il ministro vuole attivare contestualmente all’apertura della sanatoria per il rientro dei capitali dall’estero. L’operazione si preannuncia come una vera e propria rivoluzione. Si tratta infatti di trasferire nelle nuove 106 sedi provinciali circa il 70% delle posizioni dirigenziali.
Nel dettaglio, prima della riorganizzazione più della metà dei dirigenti di primo livello (31, pari al 57,4%) era in servizio presso le direzioni centrali. I rimanenti 23 (42,6%) lavoravano invece presso le direzioni regionali. Tutt’altra la musica dopo il riassetto, con le posizioni centrali che passano da 31 a 28, quelle regionali da 23 a 42, quelle locali da 0 a 32. In termini percentuali la presenza dei dirigenti in periferia passa dal 42,6 al 72,3%, con un terzo delle posizioni di primo livello che andranno proprio nelle nuove direzioni provinciali su cui si incardina la nuova struttura dell’apparato tributario. Gli uffici sono stati ridisegnati sulla base della asimmetria economico-fiscale del territorio. Nel primo 30% delle province, si legge infatti nel documento, «si concentra il 66% di tutto il pil nazionale». Ed è qui che il fisco concentrerà gli sforzi, anche attraverso un allargamento delle circoscrizioni territoriali che consentirà «maggiore efficacia e qualità dell’azione accertatrice, rendendo possibili significative economie di scale e di specializzazione nell’utilizzo di risorse professionali molto qualificate».
Accanto alla tagliola degli ispettori, Befera sta però anche lavorando al miglioramento dei servizi forniti al contribuente. A questo scopo si attiverà da settembre un controllo serrato dell’efficienza dei call center che il direttore generale delle Entrate ha voluto affidare ad una società esterna specializzata nel settore. L’azienda, si tratterebbe secondo fonti sindacali della Pragma, effettuerà telefonate a sorpresa ai centralini del fisco per verificare la qualità del servizio e il grado di soddisfazione dell’utente. Nello svolgimento dell’indagine, spiega l’Agenzia in una circolare, «non saranno acquisiti riferimenti relativi al singolo operatore». Ma l’iniziativa ha fatto comunque saltare sulla sedia i sindacati, che sono da tempo in agitazione per il taglio degli incentivi e il blocco delle assunzioni. Ai controlli a sorpresa, inoltre, si affiancherà anche il progetto di rilevazione “emoticon” previsto dal ministro Renato Brunetta con cui i cittadini potranno assegnare faccine buone o cattive in base alla qualità dei servizi offerti.
Ce n’è abbastanza, secondo le sigle, per puntare i piedi. Tutti i sindacati hanno infatti bocciato la riorganizzazione sostenendo che i vertici dell’Agenzia continuano a procedere in «operazioni complesse» come quelle della valutazione delle posizioni dirigenziali senza «un confronto sostanziale». A settembre si riaprirà il braccio di ferro, ma è difficile che Tremonti si lascerà fermare.

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