In miniatura, a scorrimento, a conchiglia, supersottili, antiurto e finanche subacquei. Toglieteci tutto, ma sui cellulari non si scherza. Non ci sono crisi, recessioni o crac che tengano: l’ultimo modello deve essere in tasca o nella borsetta e gli altri (chissà poi perché) ben conservati nell’armadio. Che gli italiani fossero telefonino-dipendenti è cosa nota, ma quel balzo degli acquisti del 189% in sette anni certificato ieri da Confcommercio fa comunque impressione. Così come salta agli occhi che la corsa all’ultimo cellulare non si è arrestata neanche nel 2008, quando, malgrado i venti di crisi, i consumi sono aumentati del 15,4%.
Una mania compulsiva? Un frutto sano del mercato che ha provocato robuste sforbiciate dei prezzi degli apparecchi e dei costi delle tariffe? Forse entrambe le cose. Sta di fatto che i telefonini sembrano ormai essere diventati uno dei pochi capricci che gli italiani si concedono. Sfogliando il Rapporto sul terziario del 2009 ci si accorge, infatti, che la crisi (reale o percepita che sia) si è fatta sentire, eccome. Sugli elettrodomestici ad esempio, altra passione nostrana, l’indice è salito del 50% negli ultimi sette anni, ma la recessione nel 2008 ha frenato gli acquisti del 7,1%. Lo stesso è accaduto per auto e moto (-15,1%), per i servizi di trasporto (7,4%) e per quei beni alimentari come pane, frutta, latte e uova (-3%) che nell’anno passato hanno subito un’impennata dei prezzi a causa dell’aumento delle materie prime. E la frenata ha bussato per la prima volta anche alle porte della grande distribuzione, con super e iper mercati che hanno registrato nel 2008 un incremento del fatturato dell’1%, il dato più basso dal 2000.
Il quadro complessivo è dunque poco incoraggiante. Il calo dei consumi nel 2008 è stato dell’1% e l’ufficio studi di Confcommercio prevede una contrazione per l’anno in corso ancora più robusta, fino all’1,9%. Fosche anche le stime sul prodotto interno lordo, che nel 2009 dovrebbe attestarsi su un -4,8%. Un po’ di sereno, in linea con le previsioni degli organismi internazionali, dovrebbe arrivare nel 2010, con il consolidamento della ripresa a partire dal 2011.
Le difficoltà finanziarie hanno inevitabilmente provocato significativi cambiamenti nelle abitudini. A partire dalla manutenzione della casa, con le attrezzature per il fai da te e per il giardinaggio aumentate solo nell’ultimo anno del 14,3%, a fronte di un incremento complessivo dal 2002 al 2008 dell’8,7%. E i tessuti e le stoffe, schizzati del 4,7% rispetto ad un -18% nei sette anni precedenti. Si tratta, spiega il rapporto, di spese che hanno consentito alle famiglie «di accrescere la quota di autoservizio in sostituzione di prestazioni professionali erogate dal settore delle riparazioni di beni personali e della casa».
Per quanto riguarda la composizione dei consumi per macroaree, Confcommercio ha registrato nel 2008 lievi diminuzioni delle spese destinate alla cura di sé, al tempo libero e alle vacanze, mentre sono aumentate quelle per l’abitazione, salite dal 26,7% del totale al 28,6%.
Preoccupante è, infine, l’aumento dei consumi che dipendono poco dalla crisi o dalla paura della crisi e molto dall’incremento delle tariffe e dei servizi. Si tratta, in sostanza delle spese obbligate per la casa e per la vita quotidiana: dall’energia, agli affitti fino ai servizi bancari. Ebbene, la quota è cresciuta dal 21,7% del budget totale registrato nel 1970 al 36% del 2008. Alla faccia del mercato e delle liberalizzazioni.
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