venerdì 17 gennaio 2014

Arriva il taglio delle detrazioni. Perderemo 25 euro a testa

La mini Imu è colpa dei sindaci e comunque è «equa» e «costerà meno del 10% del dovuto». Fabrizio Saccomanni, ascoltato dalla commissione Finanze della Camera sul decreto Imu-Bankitalia, cerca di difendersi come può. Ma il quadro complessivo sul versante fiscale, malgrado le buone notizie sul riconteggio del Pil che arrivano dall’Europa, si fa sempre più cupo. Intanto, diventa molto concreta, considerato lo slittamento alla prossima settimana della delega fiscale, l’ipotesi di un taglio lineare delle detrazioni Irpef (dal 19 al 18%) di 480 milioni. La misura, prevista dalla legge di stabilità se il governo non approverà entro fine mese una razionalizzazione delle agevolazioni di pari importo, peserà, secondo la Uil, almeno 25 euro l’anno (su detrazioni medie di 282 euro) per lavoratori e pensionati. Che diventeranno 40 quando, nel 2015, l’aliquota passerà al 17%.

Il capitolo mini Imu, invece, si preannuncia caotico. Il ministro dell’Economia ha spiegato che la tassa si è resa necessaria a causa degli aumenti deliberati dagli enti locali «per salvaguardare l’equilibrio di bilancio» e ha ribadito che la scadenza fissata al 24 gennaio «è l’ultima data utile per consentire la contabilizzazione delle entrate nel 2013». Secondo quanto previsto dalla legge di Stabilità, però, gli errati o mancati pagamenti non subiranno alcuna sanzione se il ravvedimento arriva entro il 16 giugno. Pasticcio normativo su cui molti comuni, invocando anche la potestà regolamentare e lo Statuto dei contribuenti, stanno balzando in questi giorni per rinviare direttamente il pagamento alla nuova scadenza. Scelta già compiuta dai primi cittadini di Rimini, Ravenna, Faenza e della Bassa Romagna. Nel frattempo, non è escluso che il decreto salti del tutto. Ipotesi non peregrina viste le tensioni sulle norme che riguardano Bankitalia che potrebbero spingere la Camera a modificare il decreto, che scade il 27 gennaio, in seconda lettura. Non è un caso che ieri Saccomanni, auspicando che il dl «venga approvato nell’attuale versione, si sia detto disponibile ad intervenire successivamente sulla materia con un altro provvedimento.

Ma il fronte più caldo è quello che riguarda la nuova Tasi. Dopo le timide prese di posizione iniziali i sindaci sono ormai scesi sul piede di guerra, chiedendo altri soldi e minacciando, se non arriveranno, tagli ai servizi primari dei cittadini. Ieri, dopo l’ufficio di presidenza dell’Anci, Piero Fassino ha chiesto un incontro urgente (previsto la prossima settimana) con il governo «per arrivare a una soluzione definitiva per poi approvare i bilanci entro il 28 febbraio». La tesi dei sindaci è che, oltre alle risorse già disposte, per «la copertura totale della nuova tassa serve un miliardo per garantire il gettito e 500 milioni» per riportare le detrazioni al livello di quelle previste per la vecchia Imu. Se la legge non cambia e il governo non stanzia altre risorse, è la sintesi del messaggio, i Comuni non solo non applicheranno le agevolazioni ma taglieranno anche «molti servizi erogati». Numeri alla mano, l’Ifel (Anci) ha calcolato che la perdita di gettito in percentuale dell’Imu abolita arriva a superare il 40%. Il risultato è che, allo stato attuale, «lo Stato non finanzia più le detrazioni».

L’idea dei sindaci, presentata da Fassino come l’uovo di Colombo, è riportare nelle casse degli enti locali il gettito previsto sugli immobili destinati alle attività commerciali (trasferito allo Stato nel 2012 in cambio del gettito sul 50% delle seconde case). Sarebbe «una scelta coerente», ha spiegato il sindaco di Torino, «nel rispetto dell’impianto federalista che dovrebbe lasciare i tributi tutti ai Comuni». La partita vale circa 4 miliardi di euro. Soldi che secondo l’Anci permetterebbero ai sindaci di coprire Tasi e detrazioni senza aggravi fiscali per i cittadini e senza neanche bisogno della maggiorazione dello 0,1-0,8 per mille. Resta da capire come l’erario, in assenza di nuove tasse, colmerà il buco di 4 miliardi.
Intanto in molti comuni esplode anche il caso Tares. A Roma il pagamento del tributo sui rifiuti e sulla maggiorazione per i servizi sta provocando l’intasamento di tutti gli sportelli dell’Ama, che assicura, però, di avere la situazione sotto controllo. Il Codacons invece riferisce di migliaia di segnalazioni per la mancata consegna dei moduli o per la difficoltà di pagare il tributo. Nel napoletano, invece, è scoppiata una vera e propria guerra, con picchi nel comune di Giugliano, dove le tensioni hanno addirittura provocato scontri con otto feriti tra le forze dell’ordine.

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