Per l’Ance alla fine il gettito complessivo della nuova tassazione sulla casa sarà di 23,7 miliardi, esattamente quello della vecchia Imu nel 2012. Più pessimista il capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta, che quantifica la stangata in 30 miliardi e si rivolge direttamente al vicepremier ed ex collega di partito Angelino Alfano: «Come fai ad accettare una simile violenza?».
In realtà, nessuno sa ancora esattamente quanto saranno spremuti i contribuenti sul mattone. L’unica certezza, per ora, è che l’aliquota della Tasi salirà rispetto al 2,5 per mille per la prima casa e 10,6 per mille per le seconde (Tasi più Imu) previsti nella legge di stabilità.
La sorpresa arriverà molto probabilmente oggi, quando l’aula del Senato inizierà l’esame del decreto Imu-Bankitalia. Il governo dovrebbe finalmente sciogliere le riserve, anche sulle scadenze, su cui ancora regna il caos più totale. Nella serata di ieri, come ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanni Legnini, l’esecutivo non aveva ancora deciso: «O si utilizza il veicolo più immediato, quello che pende all’esame del Senato o si fa un provvedimento specifico. È in corso di valutazione questa opzione».
Nel merito l’ipotesi che sembra più accreditata nelle ultime ore è quella di un aumento ridotto rispetto all’idea iniziale dello 0,5 per mille. In questo modo l’aliquota sulla prima casa salirebbe al 3 per mille e quella sulla seconda casa, comprensiva anche dell’Imu, all’11,1 per mille. La rimodulazione dovrebbe portare nelle casse dei comuni risorse che dovrebbe essere utilizzati per reintrodurre le vecchie detrazioni sull’abitazione principale. Secondo i calcoli del Servizio politiche territoriali della Uil l’extragettito in arrivo per i sindaci ammonterebbe a 1,4 miliardi di euro.
Per i contribuenti la maggiorazione sarà tutt’altro che indolore. Il peso della Tasi con aliquota del 3 per mille e senza detrazioni comporterebbe il balzo dell’Imu a 237 euro medi a fronte dei 225 euro pagati nel 2012 con punte di 483 euro a Torino (di Imu si pagò 475 euro); di 471 a Roma (537 euro di Imu); di 429 a Milano (292 euro), di 408 a Genova (372 euro), di 396 a Bologna (321 euro), di 321 a Napoli (379 euro). La situazione non cambierebbe di molto aggiungendo le eventuali detrazioni. Secondo il calcolo della Uil sommando il gettito dell’aumento dell’aliquota (1,4 miliardi) con i 500 milioni già stanziati dalla legge di stabilità si arriva a circa 1,9 miliardi di euro, che equivarrebbero a circa 150 euro medi, mentre per l’Imu erano 200 euro, più, per i soli 2012-2013, 50 euro aggiuntivi per ogni figlio minore di 26 anni. «Il rischio», ha spiegato il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, «è di dover pagare per la Tasi quanto e più dell’Imu, anche con le detrazioni».
E il conto sale ancora con la mini Imu, su cui il governo, malgrado le promesse della fine dell’anno, non sembra intenzionato a trovare soluzioni alternative che alleggeriscano il peso per i cittadini. Difficile leggere in altro modo la secca bocciatura arrivata da Palazzo Chigi sulla proposta dei comuni dell’Emilia Romagna di compensare il gettito della mini Imu con una tassa sul gioco d’azzardo. «Nel merito», ha spiegato il ministro per gli Affari regionali, Graziano Del Rio, che in queste ore sta tenendo i contatti con i sindaci, «non posso non essere d’accordo, ma non è applicabile». Dal ministero dell’Economia, ha proseguito, «mi hanno confermato che non possiamo applicare questa revisione sulla mini Imu, che è contabilizzata nel 2013». Stessa musica per Giampiero D’Alia. «La proposta di tassare il gioco d’azzardo per ridurre l’Imu ha un senso e fondamento sia in senso etico che politico», ha detto il ministro della Funzione pubblica, «ma se dobbiamo dare copertura a una manovra che corregga alcune distorsioni del passaggio dell’Imu da tassa statale a tassa federale, dobbiamo farlo avendo un gettito certo». Insomma, la mini Imu del 40% sulle maggiorazioni dell’aliquota decise dai comuni ce la becchiamo tutta. E subito. Il 24 gennaio.
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