giovedì 9 gennaio 2014

Retromarcia con rissa sul taglio alle paghe dei prof

Se non è furto con destrezza, poco ci manca. Dopo aver svuotato le tasche degli italiani con tasse e balzelli di ogni tipo, il governo ha pensato pure di fare cassa togliendo i soldi dagli stipendi già incassati. Una sorta di operazione «cuneo fiscale» al contrario, quella messa a punto in combinata dai ministeri dell'Economia e dell'Istruzione, che nel giro di un paio di settimane hanno cercato di alleggerire retroattivamente le buste paga dei lavoratori della scuola di circa 350 milioni di euro. Ora, dopo le denunce dei sindacati, la presa di posizione netta di Matteo Renzi, uno squallido scaricabarile tra i due ministri coinvolti e un vertice col premier Enrico Letta, il colpo di mano sembrerebbe rientrato, con lo stop governativo ai prelievi disposti nei giorni scorsi. La stessa titolare dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha assicurato ieri sera che tutti, sia il personale docente che quello non docente, possono stare «tranquilli» perché «l'esecutivo sta lavorando su questi temi». Mentre Fabrizio Saccomanni ha parlato di «eccessiva drammatizzazione».

Vista l'operazione che stava per andare in porto, però, non c'è molto da fidarsi. Il primo colpo, più sostanzioso in termini economici, è quello tentato ai danni del personale docente, su cui a fine dicembre si è abbattuta una circolare del ministero dell'Economia che ha disposto la restituzione di 150 euro al mese fino a raggiungere il bottino complessivo di 320 milioni di euro. Somme corrispondenti agli scatti di stipendio bloccati nel 2010 dall'allora ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e congelati di nuovo lo scorso settembre, con 9 mesi di ritardo, dal governo Letta anche per il 2013.
Sul blitz di Saccomanni, su cui la Carrozza assicura di non aver mai saputo nulla, si è scatenata martedì la furia del segretario del Pd («siamo su scherzi a parte») che ha poi replicato ieri dicendo che «va bene tutto, ma le figuracce gratis no». Fortuna, ha detto Renzi, che «il governo ci ha messo una pezza». La soluzione è però arrivata dopo un grottesco botta e risposta tra la Carrozza e Saccomanni, con la prima che è caduta dalle nuvole e il secondo che si è aggrappato all'atto dovuto. «Tra Natale e Capodanno», ha spiegato il ministro dell'Istruzione, «sono stati presi questi provvedimenti per inerzia amministrativa senza comunicare ai ministri competenti che cosa stava avvenendo». Il ministero dell'Economia, ha invece replicato Saccomanni, è solo «mero esecutore sulla base della legge vigente e delle indicazioni ricevute dal ministero dell'Istruzione».

Alla fine, il pasticcio sembra risolto. Il governo ha assicurato che presto si troverà l'accordo per gli arretrati del 2012, mai incassati dai circa 80mila docenti coinvolti, mentre non sarà dato seguito alla restituzione disposta a fine anno. Resta da capire dove si troveranno i soldi. Per il 2012 le risorse dovrebbero arrivare per 120 milioni dai risparmi derivanti dalla riforma Gelmini e per gli altri 180 dal Fondo di Istituto gestito dal ministero dell'Istruzione. In pratica saranno tolti soldi ai servizi scolastici per i cittadini. Per il 2013 c'è invece, ad oggi, un bel buco di 320 milioni che peserà sul bilancio dello Stato 2014.
Ma il bello deve ancora arrivare. Martedì, infatti, mentre si era già accesa la polemica e mentre la Carrozza scriveva al collega di Via XX Settembre per chiedere lo stop del prelievo forzoso sulle buste paga dei docenti, dal Dipartimento per l'Istruzione del ministero di Viale Trastevere partiva un'altra circolare indirizzata ai direttori generali degli uffici scolastici. Una missiva firmata dal dg del dicastero Luciano Chiappetta (difficile la Carrozza non lo sappia) per chiedere, udite udite, la restituzione al personale non docente (Ata) delle somme ingiustamente percepite dal 2011 ad oggi per passaggi di livello in seguito a concorsi e percorsi formativi che non hanno ricevuto il via libera della Funzione pubblica. L'intimazione al pagamento sarebbe arrivata sempre dal ministero delle Finanze, a cui quello dell'Istruzione ha chiesto ora la possibilità di rateizzare le somme. Insomma, un altro pasticcio. Il risultato, al di là delle rassicurazioni arrivate ieri a gran voce, è che sulla testa di circa 10mila lavoratori, tra amministrativi, bidelli e tecnici, pende una tagliola che può valere complessivamente circa 15 milioni di euro l'anno.
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