domenica 7 aprile 2013

Le aziende smentiscono Monti: il decreto non servirà a nulla

Mario Monti ieri si è tolto più di un sassolino dalla scarpa. «È giunto il momento di voltare pagina», ha detto presentando il decreto appena approvato, di fronte a «una situazione inaccettabile, e a lungo accettata». 

 Poi, polemizzando direttamente, ma senza mai citarlo, con un articolo del responsabile economico del Pd, Stefano Fassina, il premier ha precisato che non ci sarà «nessuna inversione di rotta», nel senso di minore rigore dei conti, e ha espresso «sorpresa e leggera indignazione per le tante espressioni di severa critica al governo che ha impiegato 3 giorni in più del previsto che provengono da quelle forze politiche che hanno provocato questo fenomeno». 
Ma a criticare, ieri, ci hanno pensato le imprese, che non sembrano particolarmente soddisfatte della mossa del governo. Durissimo il commento dei piccoli, riuniti in Rete Imprese Italia. «Il provvedimento», ha attaccato senza mezzi termini il presidente di turno Carlo Sangalli, che è anche il numero uno di Confcommercio, «dimostra che non si è ancora compreso che il sistema delle imprese del terziario di mercato, dell’artigianato e dell’impresa diffusa è al collasso». La realtà è che «dopo ripetute, pressanti e precise indicazioni, si ignorano i due elementi fondamentali per rispondere alle emergenze delle imprese: immediato sblocco e disponibilità delle risorse e modalità semplificate di accesso».  In altre parole, il decreto «non produrrà alcuno degli effetti auspicati».  Scontenta anche Confapi. «È meglio di niente», ha detto il presidente, Maurizio Casasco, ma «è stata messa in piedi una procedura così complessa da non consentire di prevedere chi, quanto e quando riscuoterà».

E un commento freddo è anche quello che arriva da Confindustria. «Non abbiamo il testo definitivo» e quindi «non abbiamo un giudizio compiuto, ma in base alle prime informazioni ci sono stati certamente dei miglioramenti». Si è limitato sostanzialmente a questo il presidente di Viale dell’Astronomia, Giorgio Squinzi, correggendo un po’ il giudizio di «pateracchio» espresso in base alle prime bozze circolate. Il numero uno degli industriali, però, non si è sbilanciato oltre.
Di «progressi» ha parlato il presidente dell’Alleanza delle cooperative italiane, Giuliano Poletti, aggiungendo però che «molti problemi restano aperti e molte aspettative restano insoddisfatte».
La preoccupazione delle imprese è legata principalmente alle procedure di rimborso. C’è, infatti, il timore che l’operazione si traduca in un flop come quello delle certificazioni dei crediti. «Anche in quel caso», dicono da Confcommercio, «il governo aveva assicurato che le imprese avrebbero ricevuto liquidità, ma i meccanismi era così complicati che pochissimi ne hanno beneficiato». Il rischio, ora, è che il passaggio che affida alla Pa il compito di stilare l’elenco dei creditori crei un altro imbuto insuperabile. Male è stata accolta anche la soluzione sulla compensazione, che è permessa solo a chi ha un contenzioso col fisco, premiando di fatto gli evasori rispetto agli imprenditori onesti.

Di tutt’altro tenore, e la cosa dovrebbe forse insospettire, è invece il commento del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, secondo cui il provvedimento va nella direzione giusta, dal momento che vengono riconosciute «l’estrema importanza, necessità ed urgenza del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese come premessa della ripresa economica e occupazionale». C’è chi sospetta che alla fine gli istituti di crediti siano quelli a cui è andata meglio, considerato che hanno in pancia 15 miliardi di crediti già ceduti dalle imprese (di cui 9 pro soluto e quindi già contabilizzati come debito dello Stato) e che il pagamento previsto in titoli di Stato potrebbere essere meglio del niente che rischiano le aziende.
Anche l’Ance, però, sembra apprezzare. L’associazione che raccoglie le imprese dell’edilizia non ha dubbi. «Finalmente», ha detto il presidente Paolo Buzzetti, «dopo anni di denunce oggi è stato compiuto un passo importante per ristabilire la correttezza nei rapporti tra lo Stato e le imprese».

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