Rifondare Fare. È questo l’obiettivo di Michele Boldrin, che dopo la rottura polemiche di fine febbraio ha deciso di tornare in campo per riorganizzare e rilanciare il movimento. Avevamo lasciato l’economista di Padova qualche mese che sbatteva la porta inviperito contro Oscar Giannino («Ad Oscar serviva un board di esperti tramite i quali rendere il profilo del movimento autorevole, ma fin da subito sono incominciati gli isterismi da prima donna e le guerre a colpi di Phd») e i vertici del partito («Mi vergogno di aver fondato un movimento e di avergli regalato le mie idee perché poi finisse in mano a pusillanimi ed arrivisti di terzo livello come costoro»). Lo ritroviamo oggi con posizioni immutate, ma con la convinzione che non si debba buttare a mare il patrimonio di uomini e idee che sta dietro l’avventura di Fermare il declino.
La tesi è che il pur esiguo risultato elettorale, l’1,1% alla Camera e sotto l’1% al Senato, al netto dell’incidente Giannino, costituisca un consenso da non disperdere e una base da cui ripartire. Purché, però, si azzeri la vecchia struttura e si riparta da capo.
Non è facile districarsi nelle molte anime del piccolo movimento. La base è fluida, si muove sui blog e nei comitati territoriali, le strutture direttive sono provvisorie e, per certi versi, autoreferenziali. Ma tra qualche settimana (tra il 4 e il 12 maggio) si svolgeranno sia i congressi regionali sia quello nazionale. E Boldrin intende presentarsi all’appuntamento con un progetto chiaro per ripartire. Il punto centrale è la discontinuità col passato. Restano le idee (il programma in 10 punti di Fare), dopodiché tutto, o quasi, dovrà cambiare. Il movimento dovrà aprirsi all’esterno, confrontarsi con altre forze politiche e darsi una nuova struttura. A partire dal vertice, che l’economista immagina composto non più da una sola persona, ma da una squadra di persone che possano articolare e presentare in maniera più efficace l’offerta politica del movimento
In attesa delle novità, comunque, come recita una nota ufficiale, Boldrin è candidato alla presidenza. «Il rilancio del partito con la candidatura di una delle figure più rilevanti tra i 7 fondatori», si legge, «passa attraverso la ripartenza dai 10 punti dell’appello di luglio, dando però al partito un'organizzazione solida e funzionante sia su base regionale che nazionale, uno statuto ed un codice etico chiari e condivisi, un nuovo nome ed un programma politico maggiormente articolato».
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