La crisi sta mettendo a rischio la coesione sociale e la tenuta stessa della democrazia. Forse non c’era bisogno dei saggi per spiegarci che la priorità nel nostro Paese è l’emergenza economica e l’impoverimento della popolazione, sta di fatto che le dieci personalità chiamate da Giorgio Napolitano per indicare un possibile percorso per un governo di scopo non potevano non partire da lì, dalle macerie lasciate dalla violenta recessione che, con lo zampino del governo tecnico, ha devastato l’Italia nell’ultimo anno. Scontate, per certi aspetti, anche le soluzioni proposte: meno tasse per lavoro e famiglie. Compresa quell’Imu sulla prima casa che il governo uscente vorrebbe a tutti i costi confermare per far quadrare i «suoi» conti e che, invece, secondo il saggio Pitruzzella andrebbe «rivista».
Prove d’intesa
La fotografia del declino italiano scattata dai saggi non si ferma, comunque, all’economia. Sono tanti i guasti e molti i fronti su cui intervenire elencati nelle 57 (27+30) pagine stilate dai due gruppi di lavoro (quello sulle riforme istituzionali, composto da Mario Mauro, Valerio Onida, Gaetano Quagliariello e Luciano Violante e quello economico-sociale composto da Filippo Bubbico, Giancarlo Giorgetti, Enrico Giovannini, Enzo Moavero Milanesi, Giovanni Pitruzzella e Salvatore Rossi). Il risultato complessivo raccoglie consensi non solo sul contenuto, ma anche sul metodo. «L’esito dei gruppi di lavoro, nelle cui relazioni le idee del centrodestra trovano piena cittadinanza, dimostra che quando si pensa all’interesse del Paese la collaborazione è possibile e i veti sono del tutto incomprensibili e ingiustificati», ha detto il segretario del Pdl, Angelino Alfano. «La qualità del lavoro delle due Commissioni di Napolitano fa giustizia di tante polemiche. Tante idee condivise da concretizzare prestissimo», gli ha fatto eco su twitter il vicepresidente del Pd, Enrico Letta.
Riforme economiche
La relazione sugli aspetti economico-sociali mette a fuoco «la principale emergenza» che va affrontata, quella del «lavoro e della conseguente crescita della povertà». E c’è un dato, su tutti, a fotografare la portata del problema: «A rischio di povertà ed esclusione sociale è il 28,4% dei residenti nel nostro Paese». In questo contesto, scrivono i sei saggi, è indispensabile «nei prossimi mesi destinare qualunque sopravvenienza finanziaria all’emergenza lavoro e al sostegno delle persone e delle famiglie in grave difficoltà economica». Queste le principali proposte in materia economica: rifinanziare gli ammortizzatori sociali in deroga, affrontare la grave questione degli esodati e rivedere riforma Fornero su tempo determinato; favorire il lavoro femminile potenziando, tra l’altro, il telelavoro; valutare l’introduzione di un reddito minimo di inserimento; credito d’imposta ai lavoratori a bassa retribuzione; completare il pagamento dell’intero ammontare dei debiti commerciali della Pa verso le imprese; espandere l’operatività del Fondo Centrale di Garanzia per le pmi; eliminazione di tutti i regimi autorizzatori della Pa non necessari; adozione del meccanismo dei costi standard previsto dal federalismo fiscale; rafforzamento, migliorandola, della spending review; migliorare le relazioni industriali disciplinando la rappresentatività sindacale, la partecipazione dei lavoratori nell’impresa, e favorendo l’azionariato dei lavoratori; rivedere il patto di stabilità interno degli enti locali; revisione degli aspetti anticoncorrenziali della legislazione vigente.
Riforme istituzionali
Corposa e articolata anche la relazione politico-istituzionale, il cui obiettivo è quello di proporre riforme «in grado di ravvivare la partecipazione democratica, di assicurare efficienza e stabilità al sistema politico» e, non ultimo, «di rafforzare l’etica pubblica». Queste le principali proposte: legge elettorale con un sistema misto (proporzionale e maggioritario), con un alto sbarramento e un ragionevole premio di governabilità; se il Parlamento opta per un regime semipresidenziale serve una legge elettorale incentrata sul doppio turno di collegio; stop a bicameralismo perfetto introducendo una sola Camera politica e una seconda Camera rappresentativa delle autonomie regionali; uniformare i soggetti deputati al controllo del finanziamento pubblico dei partiti, che costituisce un fattore ineliminabile per la correttezza della competizione democratica; nuova legge super partes sul conflitto di interessi affidata all’Antitrust; depenalizzazione di condotte che possono essere meglio sanzionate in altra sede e introduzione su larga scala di pene alternative alla detenzione; corte ad hoc per i giudizi disciplinari di secondo grado dei magistrati; giudice indipendente per decidere su ineleggibilità e incompatibilità dei politici; potenziamento legge anticorruzione con reato di autoriciclaggio e rafforzamento delle norme sulla falsità in bilancio, introduzione dello «scambio elettorale politico-mafioso»; per le riforme costituzionali sempre referendum confermativo; revisione costituzionale attraverso una commissione mista costituita da parlamentari e non parlamentari; riduzione parlamentari a 480 deputati e 120 senatori; limiti alla divulgazione delle intercettazioni e stretta sull’utilizzo.
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