venerdì 5 aprile 2013

Maroni sfratta Equitalia dalla Lombardia

Tra gli obiettivi principali ci sono due classici come la macroregione del Nord e il tentativo di trattenere almeno il 75% delle tasse sul proprio territorio. Ma nel primo discorso da presidente di Roberto Maroni i due punti che balzano agli occhi sono l'addio a Equitalia e la moneta lombarda. Non si tratta di slogan. Il neo governatore cita Gaber e promette una «rivoluzione della concretezza». Per quanto riguarda il fisco i tempi saranno stretti. «La riscossione dei tributi deve essere più vicina al territorio e tener conto del contesto sociale», spiega il leader della Lega davanti al Consiglio regionale, «ed Equitalia non sta operando con questi criteri. Ecco perché intendiamo sostituirla con un ente regionale entro la fine dell'anno, per dare un adeguato supporto agli Enti Locali e allo stesso tempo ridurre disagi e costi per i cittadini in difficoltà».

Il tema è all'ordine del giorno anche in Comune. Nei mesi scorsi lo stesso sindaco Giuliano Pisapia e le forze di maggioranza avevano auspicato un cambio di direzione sul modello di Torino. Il primo cittadino milanese, in un convegno in Bocconi a cui partecipava anche il direttore della Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, aveva definito «del tutto evidente» che bisogna passare «in tempi ragionevoli» alla «gestione da parte del Comune non solo delle imposte dovute ma anche della riscossione».

Più lenta la gestazione dell'altro progetto. Illustrando il suo programma Maroni anticipa una serie di iniziative a sostegno delle attività produttive e commerciali, come l'istituzione di «una Agenzia regionale dell'Economia» che svolga un'opera di controllo e di coordinamento strategico a più livelli per il credito alle imprese o misure per la promozione del made in Lombardia». Infine, aggiunge, «poiché in periodi congiunturali caratterizzati dal credit crunch, come l'attuale, lo sviluppo di nuovi strumenti di pagamento può agevolare lo scambio di beni e servizi, procederemo con lo studio di fattibilità di un sistema di moneta complementare, anche tramite il coinvolgimento dei principali stakeholder come banche, associazioni, istituzioni e camere di commercio». Della materia si era in passato occupato anche l'ex assessore leghista alle attività produttive ed attuale segretario generale di Palazzo Lombardia, Andrea Gibelli, ipotizzando l'introduzione di una moneta complementare sul modello di quanto realizzato ad esempio in Francia e in Germania o con il Sardex in Sardegna.

Tra le altre priorità amministrative per combattere la crisi economica Maroni promette con «un pacchetto di misure choc» da 1,1 miliardi di euro, di cui «500 milioni per lo smobilizzo dei crediti che le pmi vantano con gli enti locali». Il governatore intende poi ridurre i costi della politica, puntando a meno 10 milioni di costi di funzionamento della giunta entro la fine della legislatura. Ulteriore urgenza è quella di Expo 2015, per il quale Maroni teme ritardi.

Pur non rinunciando alla cravatta verde, nel discorso programmatico il leader della Lega ribadisce di voler lavorare in «leale collaborazione» con tutto il consiglio, quindi anche con le opposizioni, che invita subito a un incontro fra la giunta e gli amministratori locali. Dal centrosinistra, questi segnali vengono raccolti, specie sui temi del lavoro e della trasparenza. Ma è sulla continuità con Formigoni che le analisi divergono. «Non abbiamo preconcetti», assicura Umberto Ambrosoli, «ma ci vorrebbe più coraggio nella discontinuità col passato». Il Pd non nasconde poi le perplessità sulla nuova Equitalia e, inutile dirlo, sull'euro padano. «Diciamo no a iniziative velleitarie come quella della moneta complementare», dice il capogruppo, Alessandro Alfieri. Sul versante della sanità Maroni apre più di uno spiraglio, difendendo la qualità del sistema sanitario ma invocando «un nuovo salto di qualità».

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