Il decreto c’è, i soldi ancora no. E quante risorse riusciranno veramente a finire alle imprese è tutto da vedere. Le speranze delle aziende sono concentrate sull’allentamento del patto di stabilità interno degli enti locali. Misura che permetterebbe ai comuni che hanno liquidità di cassa di provvedere in tempi abbastanza rapidi ai pagamenti. Ma, se tutto va bene, si tratterebbe, per il 2013, di una cifra che si aggira sui 6 miliardi. Poca cosa rispetto ai 91 miliardi di Debiti della Pa certificati da Bankitalia, ma anche rispetto ai 40 promessi dall’esecutivo.
Deludente anche il capitolo compensazione. La soglia è stata alzata da 500mila a 700mila euro e potranno essere compensati oltre ai debiti col fisco iscritti a ruolo anche quelli derivanti da accertamenti con adesione. Per gli imprenditori onesti, insomma, non ci sarà alcuna possibilità di scalare i crediti con lo Stato dai debiti con l’erario. Il classico topolino? È presto per dirlo. Ma il timore dell’ennesima beffa è concreto.
Il decreto approvato ieri dal consiglio dei Ministri si articola sostanzialmente su due filoni. Da una parte ci sono 14 miliardi che, nel biennio 2013-2014, dovrebbero arrivare direttamente dalle casse degli enti locali attraverso la deroga ai vincoli contabili. Dall’altra verrà istituito un fondo di 26 miliardi per tutte le amministrazioni a corto di liquidi. Resta da capire quando i soldi usciranno materialmente dalle casse pubbliche. Il decreto dovrebbe essere operativo già da domani. Ma il percorso immaginato dal governo per sbloccare le risorse è assai macchinoso. Comuni e Province, entro il 30 aprile, faranno richiesta al ministero dell’Economia per i pagamenti da effettuare. Tali pagamenti saranno autorizzati entro il 15 maggio e finanziati con le disponibilità liquide degli enti.
Sin da subito, però, ed è qui che sono puntati i fari delle aziende, i Comuni e le Province potranno iniziare a pagare i propri debiti nel limite del 50% dei pagamenti programmati. Le stime del governo parlano di 14 miliardi nei due anni. In realtà, il dettaglio del provvedimento prevede che l’esclusione per il 2013 dal Patto di stabilità interno dei «pagamenti di debiti certi, liquidi ed esigibili di parte capitale» abbia un importo di 5 miliardi per quanto riguarda gli enti locali, di 1,4 miliardi per quanto riguarda le regioni, di 500 milioni per quanto riguarda le amministrazioni centrali e di 800 milioni per investimenti cofinanziati dai fondi strutturali Ue. Altri 6,5 miliardi, ma il punto non è chiaro, sarebbero le risorse destinate ai rimborsi fiscali. A conti fatti, dunque, per Comuni e Regioni parliamo di 6,4 miliardi. La metà dei quali potrà essere sbloccata subito. Non è un caso che il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, abbia quantificato in 2,3 miliardi le risorse disponibili nei primi 20 giorni.
Più complicata la strada per comuni, province, regioni e Asl, che non hanno disponibilità liquide e dovranno ottenere finanziamenti a valere sul Fondo. Sulla carta, entro il 30 aprile faranno l’elenco dei creditori e presenteranno richiesta delle risorse necessarie per ricevere entro il 15 maggio le relative ripartizioni. Si attiveranno così le linee di credito (trentennali ai tassi attuali del Btp a 5 anni) con la Cdp. Poi, entro il 31 maggio, le Pa dovranno comunicare alle imprese il piano dei pagamenti. I 26 miliardi saranno ripartiti tra enti locali (2 miliardi nel 2013 e 2 nel 2014), Regioni per debiti diversi da quelli sanitari (3 miliardi nel 2013 e 5 nel 2014) e Regioni per debiti sanitari (5 miliardi nel 2013 e 9 nel 2014).
Non è finita. Entro il 15 settembre dovrà essere completato il censimento dei debiti. Le amministrazioni dovranno verificare tutti i crediti scaduti al 31 dicembre 2012. Anche le banche dovranno verificare l’ammontare dei crediti che sono stati ceduti con la precedente procedura di rimborso. Per i pro soluto si parla di circa 9 miliardi, che potranno essere rimborsati agli istituti anche in titoli di Stato. Dopo il check up dei debiti il governo, con la legge di stabilità, definirà le modalità di rimborso delle tranche successive e valuterà la possibilità di aumentare la quota complessiva di risorse messe sul piatto.
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