mercoledì 9 gennaio 2013

Monti bisticcia con l'Ue sull'Imu

L'esimio professore bocconiano, Mario Monti, non si lascia cogliere in castagna. I documenti tecnici delle istituzioni internazionali sono il suo pane. Li legge e li capisce al volo. Gli basta un'occhiata. Così, quando le agenzie di stampa iniziano a diffondere la notizia di una bocciatura europea dell'Imu il premier replica senza scomporsi: «La frase fondamentale del rapporto della Commissione dice che la tassa sugli immobili è stata introdotta su richiesta dell'Unione Europea, poi apprezza alcuni aspetti della forma dell'Imu adottata, e poi parla di progressività. Ecco messa nella giusta prospettiva questa clamorosa notizia».

Il bello è che il documento, che per mezza giornata ha monopolizzato la campagna elettorale diventando il terreno di scontro più utilizzato per i quotidiani ed immancabili scambi di accuse tra i vari schieramenti, non parlava dell'Imu, se non di striscio.
Solo in serata, forse volevano farsi due risate o forse non si erano resi conto della baraonda che era esplosa nel nostro Paese, la Commissione Europea ha diffuso una nota per spiegare l'equivoco. A provocare un «leggero aumento della povertà in Italia» non è la nuova imposta sugli immobili (Imu) introdotta l'anno scorso, bensì la vecchia Ici, e la valutazione contenuta nel rapporto diffuso dalla Commissione Ue sull'Occupazione e gli sviluppi sociali «riguarda la situazione nel 2006 e non la nuova tassa», ha detto il portavoce del Commissario Ue all'Occupazione, Laszlo Andor.
Detto questo, però, i pochi rilievi sul presente non sembrano comunque denotare grande entusiasmo per la nostra imposta sugli immobili così com'è stata confezionata sotto l'esecutivo guidato da Monti.

Per quanto riguarda la nuova Imu del 2012, si legge sempre in una nota di Bruxelles, «il rapporto non analizza l'impatto redistributivo della nuova tassa e non suggerisce che la riforma abbia un qualsiasi effetto negativo sulla povertà o sulla distribuzione del reddito». Il rapporto «puntualizza semplicemente che la riforma dovrebbe avere un impatto più progressivo sulla distribuzione del reddito se sposta la sua base di calcolo dai valori teorici catastali ai valori di mercato». In effetti, conclude la nota, «il governo italiano ha proposto una revisione di questo tipo ma non è stata accettata dal parlamento italiano». Ipotesi che fa venire i capelli dritti ai vertici di Confedilizia. «All'Ue va ricordato che la progressività», ha spiegato il presidente Corrado Sforza Fogliani, «si accorda solo con le imposte a carattere generale, che colpiscono i redditi comunque essi si siano formati e vengano investiti, a differenza dell'Imu e delle patrimoniali immobiliari in generale». Introdurre la progressività anche in quest'ultimo tipo di tributi, accanto per di più alla progressività dell'imposta personale sui redditi, ha concluso Sforza Fogliani, «significa puntare non all'equità ma all'esproprio surrettizio di chi ha investito in un settore piuttosto che in un altro».

Le precisazioni non sono bastate, però, a sgonfiare le polemiche sull'iniquità dell'Imu lanciate praticamente da ogni parte politica. Dal Pd a Sel, dall'Idv ai Fratelli d'Italia, fino alla Uil. «Non serviva un genio per capire che l'Imu avrebbe aumentato la povertà. Ora che lo dice l'Ue cosa dice Lei, Senatore (a vita)?», ha ironizzato Giulio Tremonti tramite il suo account di Twitter. E sempre “cinguettando” si è espresso anche Corrado Passera, il quale ha scritto sul social network che «una maggiore progressività effettiva è doverosa (anche se l'Imu è già progressiva). Tema complesso. Raccogliamo proposte».
E sulla tassa è intervenuto in serata anche Silvio Berlusconi. «Oggi mi sono accorto di quanto ho pagato per l'Imu: 300 mila euro», ha detto il Cavaliere intervenuto a Otto e mezzo. L'ex presidente del Consiglio ha poi confermato che, in caso di vittoria, il primo provvedimento sarà ancora una volta (come nel 2008 fu per l'Ici sulla prima casa) l'abolizione dell'Imu, tuttavia, ha spiegato, «l'Imu non sarà abolita sulle case di lusso, anche se prime case. Queste dovranno continuare a pagare».

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