martedì 29 gennaio 2013

La vendetta di Laffer: i balzelli sui carburanti impoveriscono lo Stato

La vendetta di Laffer si sta per abbattere sui conti pubblici. L’economista californiano che convinse Ronald Reagan ad abbassare le imposte dirette sosteneva, semplificando all’estremo la famosa teoria della curva, che esiste un livello del prelievo fiscale oltre il quale l’attività economica non è più conveniente per cui il gettito si azzera. Qualcosa di molto simile, con buona pace di chi ha sempre liquidato con sufficienza le analisi di Arthur Laffer, si sta verificando nel nostro Paese, dove l’aumento sconsiderato delle accise e delle imposte indirette sta comprimendo i consumi al punto da provocare un vero e proprio effetto boomerang per l’erario con la diminuzione del gettito.

È quanto è avvenuto a dicembre sui carburanti a dicembre. Malgrado il forte incremento della tassazione il gettito fiscale di benzina e gasolio è calato del 7,2%. L’andamento delle entrate fiscali sui carburanti, spiega il Centro studi Promoter, «ha tenuto per quasi tutto il 2012, ma in dicembre si è determinata la rottura con una situazione di grande pericolo per i conti dello Stato». Dai dati elaborati dal Csp emerge che nel 2012 i consumi di benzina e gasolio per autotrazione sono calati del 10,5%, ma data la crescita dei prezzi, sospinta soprattutto dai forti aumenti della tassazione, la spesa complessiva alla pompa è salita a 67,4 miliardi con una crescita del 4,7%. Questa imponente cifra è andata per 30,9 miliardi all’industria petrolifera e ai distributori, che accusano tuttavia un calo di introiti del 3%, e per 36,5 miliardi al fisco, che vede i suoi proventi aumentare del 12,4%. «Dunque l’Erario», sottolinea il Csp, «finora è stato l’unico soggetto a trarre vantaggio dall’attuale situazione dei consumi e dei prezzi di benzina e gasolio». Del resto è essenzialmente il fisco il responsabile del caro-carburanti. Secondo gli ultimi dati ufficiali al primo dicembre per la benzina il prezzo italiano supera quello medio europeo di 25,4 centesimi. Questa differenza è dovuta per 23,1 centesimi a un maggior carico fiscale e per 2,3 centesimi a un maggior prezzo industriale. Per il gasolio il maggior prezzo alla pompa in Italia è di 26,3 centesimi derivanti dalla somma di 24,4 centesimi di maggiori imposte e di 1,9 centesimi di maggior prezzo industriale.

A dicembre, però, è arrivato l’effetto Laffer, ovvero spiegano dal Csp «il calo del gettito a fronte di una tassazione eccessivamente elevata». Una dinamica, secondo il Centro studi, destinata a proseguire anche nell’anno in corso. Senza adeguati interventi, il calo delle entrate potrebbe protrarsi per tutto il 2013. E se l’entità della diminuzione fosse quella registrata a dicembre, prevede il Csp, «la perdita per le casse dello Stato sarebbe di 2,6 miliardi».
Più o meno lo stesso accadrà sull’Iva. L’aumento dell’aliquota dell’imposta sui consumi è stata al centro ieri della mobilitazione di Rete Imprese, che ha presentato al governo la sua agenda programmatica. Tra le priorità indicate nel documento di 80 pagine c’è infatti quella di ridurre il peso del fisco, scongiurando prima di tutto l’ulteriore scatto dell’Iva.
Numeri alla mano, l’Istituto Ref e il centro studi Centromarca dimostrano che l’incremento di un punto percentuale avrebbe un effetto simile a quello avvenuto per i carburanti. L’innalzamento dal 21% al 22% contribuirebbe a una crescita del costo della vita dello 0,5% e dello 0,6% a regime. L’incidenza sarebbe del +0,1% per i prodotti alimentari e del +0,8% per il non alimentare. All’aumento dei prezzi corrisponderebbe quindi una contrazione dei consumi delle famiglie dello 0,3%. In soldoni, il governo si troverebbe con una una riduzione del Pil dello 0,1%, corrispondente a circa 2 miliardi di euro. E con una conseguente diminuzione di quel gettito Iva da cui si volevano, invece, recuperare quattrini. Conm tanti saluti a Laffer.

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