Non si sa ancora bene come, ma una cosa è certa: le verifiche dell’Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) passeranno per l’Agenzia delle entrate. In altre parole, dopo le entrate e le spese anche il controllo sul patrimonio finirà nelle mani di Attilio Befera. È questa una delle principali novità contenute nella nuova versione del riccometro voluta da Mario Monti che oggi dovrebbe ricevere il via libera dalla conferenza unificata Stato-Regioni. Per contrastare gli abusi di chi cerca di accedere ad agevolazioni o a tariffe più basse per i servizi sociali senza averne diritto l’Inps avrà la possibilità di effettuare controlli serrati sulla consistenza effettiva del reddito e del patrimonio dei contribuenti. E lo strumento principale sarà, manco a dirlo, il monitoraggio dei conti correnti.
Ed è qui che entra in gioco l’Agenzia delle entrate. L’istituto di previdenza, che gestisce il database centralizzato dell’Isee, dovrà infatti avere accesso all’anagrafe tributaria e, in particolare, al flusso di informazioni sui rapporti finanziari che in base alla nuova normativa prevista dal Salva Italia affluiranno ogni anno dalle banche nei cervelloni elettronici del fisco. Attraverso il grande fratello sui conti correnti, che servirà agli ispettori del fisco per verificare la congruenza delle spese con il reddito dichiarato ai fini impositivi, l’Inps verificherà la consistenza di depositi, titoli di Stato, obbligazioni, azioni, quote di fondi d’investimento. Il tutto finirà nel database Isee insieme ai cespiti patrimoniali, a partire dagli immobili fino alle auto, le moto, le barche e via discorrendo. La “situazione economica equivalente” sarà poi calcolata sommando redditi e patrimoni e sottraendo una serie di spese documentate e una serie di franchigie fisse. Per i primi il valore considerato è quello di due anni prima rispetto al momento della richiesta dell’Isee, per le seconde il riferimento sarà quello dell’anno solare corrente.
Le modalità di acquisizione dei dati presenti nell’anagrafe tributaria da parte dell’Inps ancora non è stata definita. E la questione non è così marginale, considerato che per concedere il via libera all’avvio dell’operazione grande fratello dei conti correnti il garante della privacy ha preteso la predisposizione da parte dell’Agenzia delle entrate di dettagliate e stringenti misure di sicurezza e di protezione dei dati. Qualsiasi ulteriore accesso dovrà quindi nuovamente passare al vaglio dell’authority prima di diventare operativo.
Per ora, in attesa che l’Inps possa frugare direttamente nel database dei nostri rapporti finanziari, il meccanismo di controllo prevede uno scambio di informazioni tra fisco e istituto di previdenza. L’ente che riceve la dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) per la richiesta dell’Isee ha 4 giorni di tempo per inviare i dati telematicamente al sistema informativo gestito dall’Inps. A questo punto, entro altri 4 giorni l’Agenzia delle entrate dovrà inviare all’Istituto le informazioni analitiche necessarie al calcolo dell’indicatore reddituale e patrimoniale non comprese nell’autodichiarazione ma presenti nell’anagrafe tributaria. E saranno sempre gli ispettori del fisco che, tra un redditometro e l’altro, dovrnno individuare, sulla base di controlli automatici, l’esistenza di omissioni o difformità tra i dati dichiarati e quelli presenti nei cervelloni della Sogei (che gestisce gli apparati informatici dell’anagrafe tributaria). Il tutto dovrebbe servire a ridurre quel 57% di richieste Isee che, stando all’indagine effettuata dalla commissione bicamerale sull’angrafe tributaria, è risultata nel 2012 non verificabile per mancanza di dati. Accanto all’obiettivo di stanare i furbetti, però, ce n’è un altro un po’ meno nobile. In base al gioco incrociato dell’aumento del valore degli immobili introdotto con l’Imu e dell’abbassamento di alcune franchigie, l’Isee servirà anche a svuotare un altro po’ (diminuendo gli sconti sui servizi) le tasche degli italiani. Tanto per fare una cosa nuova.
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