Quanto alla crisi, «la luce alla fine del tunnel la vedo più vicina di prima». «E sono molto più ottimista che nel frattempo il tunnel non ci crollerà sulla testa travolgendoci come abbiamo rischiato», ha proseguito, aggiungendo però, che «molto dipende dall'economia mondiale. Se in Ue le politiche per la crescita partono il tunnel potrà accorciarsi».
Ma il piatto forte, più che i programmi, sono gli affondi politici, che solo fino a qualche giorno fa sembravano estranei al ruolo e alla statura dell'ex rettore della Bocconi. «D'ora in poi per realizzare riforme, occupazione e crescita dovremmo avere un'altra coalizione: dovremo coalizzare chi è disponibile per le riforme e non per la conservazione», ha detto il presidente del Consiglio, auspicando «maggioranze larghe» per grandi riforme.
Ed ecco la risposta piccata a Pier Luigi Bersani. Il segretario del Pd aveva chiesto al premier «chiarezza», di far capire «da che parte» si trovi sull'asse destra-sinistra. E il premier ha replicato: «Io sto dalle parte delle riforme». Poi, ha puntato l'indice anche contro «Vendola e Fassina», il leader di Sel ed il responsabile economico del Pd spesso critici sulla politica del lavoro del governo. Secondo Monti, «vogliono conservare, per nobili motivi ed in buona fede, un mondo del lavoro cristallizzato e iper-protetto rispetto ad altri Paesi».
E si arriva così a Berlusconi, che nei giorni scorsi aveva proposto una «commissione di inchiesta sul governo tecnico».
«È un'idea stravagante, tardiva, ma ben venga», ha detto ironizzando pure sui termini «leaderone e leaderino» adottati dal Cavaliere per stuzzicarlo. Il Berlusconi, ha detto, «mi confonde sul piano logico e mi confonde a tratti sul piano dell'eccessivo elogio. In altri momenti, mi ha offerto di prendere la guida del fronte dei moderati». Poi, ha proseguito, «ha detto che il governo ha fatto solo disastri, poi che ha fatto tutto il possibile. Spero gli elettori siamo meno confusi di me». E ancora: «Berlusconi ha usato contro di me armi improprie, come i valori della famiglia. La cosa si commenta da sè». Dura anche la stoccata a Bersani: «Mi permetto di essere molto immodesto. Credo di essere conosciuto in Europa per quello che ho fatto da commissario e in questi difficili 13 mesi da premier. Penso di avere un posto mio nell'opinione dei colleghi leader Mi pare più importante che sapere in quale famiglia politica siederei».
Il professore ha poi svelato alcuni particolari sulla formazione della sua lista. Lui stesso farà un primo controllo sulla opportunità di tutte le candidature, poi sarà «Bondi a fare un secondo controllo». Il tutto con buona pace dei centristi di Udc e Fli, anche se non è difficile immaginare una condivisione delle scelte. Monti garantisce di non aver chiesto a tutti i ministri del suo governo di candidarsi, rivelando che «ci saranno due donne provenienti dalla società civile» sui cui nomi però intende «mantenere una certa suspense». Infine, un nuova bordata al Pdl: «Detesto quei partiti che usano i valori etici, spesso in verità disattesi nella realtà, come arma contro i rivali». A chi si riferisce? «Sto pensando ad alcuni esponenti del Pdl». Poi, ironizzando: «Oggi ho picchiato duro? A me veramente sembra di essere stato morbido...». L'ultima bomba è arrivata dai microfoni del TgR. «Come cittadino lombardo e milanese», ha detto, «spogliandomi adesso dalle mie temporanee altre caratteristiche, credo che vedrei bene Gabriele Albertini, non in quanto piccolo Monti, alla guida della Lombardia».
Soddisfatto l'ex sindaco di Milano, che ieri ha incassato anche il sostegno dell'Udc. «Mi sento molto meglio dopo che Monti mi ha dato il suo appoggio».
© Libero