I pedaggi sono aumentati in media solo del 2,91%. Troppo poco per le società autostradali, che chiedevano un incremento medio del 3,91% e ora minacciano di andare dal giudice.
A far infuriare l’Aiscat, l’associazione che rappresenta le concessionarie, è stato soprattutto il congelamento disposto dal governo per quattro tratte: la Milano-Torino e Torino-Piacenza (controllate dal gruppo Gavio, che aveva chiesto aumento rispettivamente del 10,83% e del 9,92%), la Tirrenica (controllata da Gavio, insieme ad Atlantia e Caltagirone, +3,81%) e la Brescia-Padova (che aveva chiesto un adeguamento del 4,44%). Negli altricasi, Autostrade per l’Italia, Ativa e Milano–Serravalle, gli aumenti concessi sono stati invece inferiori a quelli richiesti.
Per il governo si tratta di una scelta «assunta in via cautelativa, nell’attesa del perfezionamento delle procedure relative ai rispettivi piani economico-finanziari, attualmente in corso di definizione». Una decisione «incomprensibile» per l’Aiscat, che ha denunciato «la scarsa attenzione sia nei confronti del mercato sia degli investitori, dimostrata anche dal fatto che l’Esecutivo ha atteso l’ultimo giorno utile». Di fronte allo schiaffo del governo le concessionarie per le quali gli aumenti sono stati bloccati, alcune delle quali quotate, «valuteranno eventuali azioni legali a loro tutela». L’Aiscat ha fatto presente che la decisione di Palazzo Chigi non è coerente con l’impegno assunto dalle società a fare investimenti per 40 miliardi di euro. Tali investimenti, nel solo 2011, secondo gli ultimi dati ministeriali disponibili, sono stati pari ad oltre 2,2 miliardi di euro, superando, hanno sottolineato dall’associazione delle concessionarie, quanto previsto dagli stessi piani finanziari, con un incremento di oltre il 10% rispetto all’anno precedente. «A fronte dell’impegno profuso da parte dell’intero comparto autostradale anche nel 2012», ha tuonato l’Aiscat, «risulta del tutto incomprensibile l’azione del governo, in forza della quale è stato sospeso per alcune concessionarie ogni adeguamento tariffario, ovvero è stato riconosciuto solo un parziale adeguamento, pur in presenza di rilevanti investimenti già realizzati. In particolare il metodo dell'ultimo giorno non appare assolutamente in linea con l’importanza derivante da dispositivi di questo genere». La limata agli aumenti, secondo l’associazione fa «venire meno la certezza regolatoria e potrebbe mettere a rischio gli investimenti, con pesanti conseguenze per il sistema autostradale e per il sistema Paese».
Se ad alcune società è andata male, per gli automobilisti non mancano comunque le stangate. In particolare, sul passante di Mestre i pedaggi saranno più cari del 13,5%, mentre chi viaggia in Valle d’Aosta doovrà sborsare al casello il 14,4% in più.
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