Mario Monti continua a sostenere di avere aumentato le tasse per il «bene degli italiani». Ebbene, se è così preparatevi ad un meraviglioso 2013. L’anno appena iniziato sarà infatti tutto all’insegna dei balzelli. Ben più robusti di quelli appena pagati. Impossibile, direte voi. I numeri, però, parlano chiaro. Stando ai calcoli della Cgia di Mestre, che di rado, purtroppo, sbaglia, l’introduzione della Tares, l’aumento dell’Iva previsto dal primo luglio, il ritocco all’insù dell’Imu sui capannoni, gli incrementi dei contributi previdenziali degli autonomi e delle addizionali Irpef a livello locale costeranno agli italiani la bellezza di 14,7 miliardi di tasse e contributi previdenziali in più rispetto al 2012. Per ciascuna famiglia italiana l’aggravio medio di imposta sarà pari a 585 euro. In altre parole, un’altra cura da cavallo per le già fragili finanze degli italiani. Con buona pace delle dichiarazioni d’intenti contenute nell’agenda Monti.
«Nonostante la Legge di stabilità abbia aumentato le detrazioni Irpef per i figli a carico», ha spiegato il segretario Giuseppe Bortolussi, «la pressione fiscale nel 2013 si attesterà, secondo le previsioni redatte qualche giorno fa dal Servizio Studi della Camera e del Senato, al 45,1%. Ben 0,4 punti percentuali in più rispetto al dato registrato l’anno scorso. Solo nel 2014 invertiremo la tendenza, ritornando ad una pressione fiscale leggermente al di sotto del 45%».
Applicando queste percentuali al pil previsto per i rispettivi anni si ottiene l’ammontare delle imposte che dovremo versare all’erario. Per la precisione si tratta di 699,6 miliardi nel 2012 e 714,3 miliardi nel 2013. Il calcolo sul 2014, per fortuna, Bortolussi ce lo risparmia. Ma se queste sono le cifre, è chiaro che la «riduzione graduale» di cui parla in questi giorni Monti sarebbe poco più di un buffetto per le tasche dei contribuenti.
Ieri il professore, con un po’ di faccia tosta, ha spiegato che non è lui a voler fare il dottore, ma noi che siamo malati. «Se c’è un motivo per cui mi farebbe piacere un Monti 2 è che si vedrebbe che non c’è la cattiveria del tassatore nel mio volto, l’ho dovuto fare per il bene degli italiani», ha detto, aggiungendo che «la prospettiva di una riduzione graduale» si potrebbe ottenere «con la lotta all’evasione e il controllo della spesa». Il senso, insomma, è che le tasse del 2013 non ce le toglierà nessuno. Anche perché «se non si vuole essere prestigiatori in materia fiscale, se si promette una riduzione fatta senza sostenibilità non si va da nessuna parte».
C’è anche chi, però, come Luigi Angeletti, resta convinto che non si vada da nessuna parte neanche con un prelievo fiscale tra i più alti del pianeta. Senza un’azione seria mirata a ridurre le tasse sul lavoro, ha detto il leader della Uil, non ci sarà ripresa in Italia nel 2013, anzi il nostro paese potrebbe segnare la performance «peggiore» in Europa. L’idea del sindacalista è che tutti i soldi recuperati dall’evasione e dal taglio dei costi della politica, per almeno 5 miliardi, siano utilizzati per abbattere il cuneo fiscale. Solo in questo modo «è realistico pensare che l’economia in Italia possa mettersi su un binario che ci porterà alla fine della recessione, grazie all’aumento della competitività delle imprese e alla crescita dei consumi interni». Angeletti tuttavia mette in guardia da meccanismi troppo complicati. «Questo trasferimento delle risorse», ha spiegato, «dev’essere automatico sennò la gente non ci crede più». Monti ha indicato nella sua agenda la necessità di ridurre la pressione fiscale? «Ottimo proposito», ha replicato il leader della Uil, «peccato che fino a ieri non l’ha condotto in porto...».
Più preoccupato a tamponare direttamente l’erosione dei consumi è, invece, Bortolussi, secondo cui le risorse necessarie sarebbero già a disposizione.
«Con l’Imu», ha spiegato il segretario della Cgia, l’erario ha incassato circa 3-4 miliardi di euro in più rispetto alle previsioni: si tratta di risorse sufficienti per scongiurare l’aumento di un punto dell’aliquota Iva del 21% previsto a luglio. Inoltre, se si riuscirà ad agire in maniera ancor più incisiva sul taglio alla spesa pubblica improduttiva, sicuramente ci saranno ulteriori risorse per alleggerire il peso fiscale sulle famiglie. È questa una condizione necessaria per lasciare più soldi in tasca agli italiani e far ripartire i consumi».
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