martedì 30 ottobre 2012

SuperMario al Cav: se vuoi, buttami giù

Che fai, mi cacci? A differenza di alcuni suoi predecessori, Mario Monti non si è lasciato turbare più di tanto dalle minacce del Cavaliere. Anzi, di fronte all’ipotesi del ritiro della fiducia, ventilato da Silvio Berlusconi sabato scorso, il professore rilancia senza problemi la palla all’ex premier. «Minacce di ritiro della fiducia non possono essere fatte perché», spiega Monti da Madrid nella conferenza congiunta con il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, «noi non lo vivremmo come una minaccia» in quanto «siamo stati richiesti di dare un contributo in un momento difficile del Paese».

Per cui, prosegue il professore sorridendo sotto i baffi,  se «qualcuno volesse ritirarci la fiducia, non entro in valutazioni che competono ad altri, ma posso dire e credo anche a nome dei miei ministri che non posso chiamare minaccia qualcosa che a noi non toglierebbe niente, se non un’attività di governo, che non è stata da noi ricercata». Il ragionamento è un po’ contorto, ma la sostanza è chiara: se Berlusconi volesse mandare tutti a casa, lo faccia pure, poi se ne assumerà tutta la responsabilità.
E i segnali di quello che potrebbe accadere, lascia intendere Monti, sono già nero su bianco negli indici finanziari della giornata, con lo spread risalito fino a quota 365 punti, malgrado il buon andamento dell’asta da 8 miliardi di Bot, e Piazza Affari crollata dell’1,5%, una delle peggiori performance in Europa. In realtà, sul nervosismo dei mercati hanno pesato anche i risultati elettorali in Sicilia e le notizie che continuano ad arrivare da Spagna e Grecia. Ma il premier ha gioco facile nell’ironizzare sulla sortita del Cavaliere. Il suo attacco, gli ha chiesto una giornalista, potrebbe aver influito sullo spread? «Non ci avevo pensato», si diverte, «ma è una cosa su cui riflettere». Quanto al ritiro della fiducia, dice, «questa domanda potreste rivolgerla a tutti, ai partiti, ai mercati, ma non a me».

Ad allargare ancora di più le spalle del professore c’è poi il prossimo appuntamento politico su cui testare la volontà di Berlusconi, ovvero il ddl anti-corruzione all’esame della Camera, su cui ieri il governo ha posto la fiducia. Il provvedimento per il Pdl e il suo leader appena condannato in primo grado è forse più spinoso dello stesso andamento dello spread. Come dimostra il dietrofront totale arrivato ieri sera da Angelino Alfano. Al di là delle intenzioni del Cavaliere, il segretario, con tutto lo stato maggiore del partito, ha chiarito che il Pdl «voterà convintamente» il ddl anti-corruzione e che «per quanto ci riguarda il governo Monti va avanti». Non solo, «l’idea che il Pdl sia diviso tra montiani e antimontiani e che a capo di questi ultimi ci sia Silvio Berlusconi che, se volesse potrebbe far cadere il governo ma fino ad ora non l’ha fatto, è una rappresentazione surreale e a tratti comica». Insomma, come dice Monti, non c’è alcuna minaccia.

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