mercoledì 17 ottobre 2012

Salvi i disabili, non le famiglie

Sulla sostanza, non è cambiato nulla. L'aumento dell'Iva di un punto partirà dalla seconda metà del 2013, il taglio degli sconti attraverso franchigie e tetti sarà rettroattivo sul 2012, mentre il calo dell'Irpef per le prime due aliquote di un punto (dal 23 al 22% la prima e dal 27 al 26% la seconda) scatterà solo dal primo gennaio 2013.

Su qualcosa, però, il governo ha fatto marcia indietro. E non si tratta di questioni di poco conto, visto che a saltare è stata la tassazione sulle pensioni di invalidità (ma resta per quelle di guerra) e il giro di vite per i permessi di assistenza ai disabili per i lavoratori pubblici. Provvedimenti che avevano fatto saltare sulla sedia anche i più accaniti sostenitori del governo Monti. «In attesa di valutare nel suo complesso la legge di stabilità giudico una prima nostra vittoria la cancellazione della assurda tassa sulle indennità di invalidità. Mortificare una fascia debole sarebbe stato inaccettabile», ha detto il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.
Tra le altre cose, è rimasta la Tobin Tax sulle transazioni finanziarie, che vale un miliardo di euro. Per le banche, inoltre, lo slittamento di 5 anni del riallineamento dei valori ai fini di alcune imposte sostitutive comporterà il pagamento di 800 milioni in più per due anni, mentre per le assicurazioni l'aumento dell'acconto sulle riserve tecniche vale invece 623 milioni nel 2013 e 375 nel 2014. Tutti soldi che rischiano di essere scaricati sugli utenti finali.

Fin qui il testo uscito da Palazzo Chigi e consegnato alle Camere. La sensazione, però, è che la partita sul provvedimento sia appena iniziata. Al di là delle contestatissime norme su cui il governo ha deciso di intervenire in corsa, sono molti i nodi ancora da sciogliere e su cui i partiti si preparano a dare battaglia. «È davanti agli occhi di tutti il fatto che la legge di stabilità ha diversi punti critici che vanno necessariamente corretti», ha detto Maurizio Lupi (Pdl), spiegando che «tra le misure che vanno assolutamente corrette c'è quella che prevede un aumento dell'Iva, dal 4 al 10 per cento, per i servizi sociali ed educativi». «Non faccio minacce», gli ha fatto eco il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, «credo si possa convincere a modificare e poi vediamo. Le misure sulla scuola sono inaccettabili e così le misure per le fasce di disagio e disabilità». Perplesso anche Francesco Rutelli. «Sul ddl stabilità», ha detto, «vedo ancora qualche zoppia, un po' come quei tavolini dove occorre mettere sotto qualche pezzo di compensato o di carta per farli stare dritti. Ci sono, insomma, un pò di cose da aggiustare».

E a spingere per qualche intervento più concreto ci sono anche le imprese. Sintetico e duro il commento di Giorgio Squinzi. «Ci sono segnali positivi, altri meno, la riduzione dell'Irpef, per esempio, è un fatto positivo e va bene per le famiglie, ma non è una misure a favore delle imprese», ha detto il presidente di Confindustria, aggiungendo che nel complesso, guardando all'azione di governo, «non ci sono provvedimenti incisivi per la ripartenza, in particolare per quanto riguarda ricerca, innovazione e infrastrutture». Almeno, ha aggiunto Squinzi, il governo finisca il suo lavoro. Considerato che «in prospettiva non c'è tempo per altri provvedimenti, portare a compimento quelli varati sarebbe già un discreto segnale». Quanto alla continua polemica sui vizi italici, Squinzi ha tagliato corto: «La corruzione c'è dappertutto. Dal mio punto di vista di imprenditore che ha aziende in 29 Paesi posso dire che non è un fenomeno che identificherei come prevalentemente italiano».

Il governo, comunque, non chiude la porta al confronto. Anzi. «Ogni suggerimento ed eventuale modifica, all'interno dei vincoli di bilancio votati dallo stesso Parlamento, sarà il benvenuto», ha detto il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo. Sulla stessa linea Elsa Fornero. Intervendo al Giornale Radio Rai, il ministro del Welfare ha detto di augurarsi che «le Camere modifichino eventualmente accentuando ancora il carattere di equità della manovra, ovviamente senza allentare il carattere di rigore finanziario che non possiamo permetterci di ridurre».

© Libero