lunedì 29 ottobre 2012

Allarme imprese di Squinzi: «Stanno morendo di imposte»

Il quadro dell'economia è fosco. Come il cielo di Capri, che quest'anno non ha regalato ai giovani di Confindustria le solite due giornate di sole battente. Pioggia e raffiche di vento non hanno, però, impedito a Giorgio Squinzi di lanciare l'ennesimo affondo contro il governo delle tasse e della recessione. «Il governo», ha denunciato il numero uno di Viale dell'Astronomia nel corso della kermesse campana, «sta facendo delle cose, certamente non sta facendo tutto quello che sarebbe necessario per fare il salto di qualità».

E il pensiero va subito al terreno fiscale, dove Mario Monti oltre a mettere le mani nelle tasche delle famiglie ha anche affondato il coltello nella carne viva del tessuto produttivo italiano. «Le nostre aziende stanno soffrendo, forse anche morendo di fisco», ha spiegato Squinzi. E non passa giorno senza che arrivi una nuova imposta. Anche il contributo di solidarietà del 3% per gli esodati, «sicuramente lo vediamo come un ulteriore carico fiscale». Peraltro, ha proseguito, «non è l'unico portato avanti in questi giorni perché sulle imprese sono arrivati anche altri balzelli». Si tratta di «una situazione generale che va rimeditata, pur sapendo che dobbiamo essere pronti a fare dei sacrifici». Invece di mandare «la Finanza a prendere le targhe dei Suv a Cortina o scoraggiare l'industria nautica», ha polemizzato il leader degli industriali, «sarebbe più opportuno pensare a provvedimenti proattivi, per esempio la completa deducibilità di determinati costi». Tra le priorità c'è quella di «fare una spending review molto più decisa. Perché dopo l'aperitivo bisogna passare all'antipasto, al primo, al secondo e al dessert». Dopodiché, «tutti i fondi che si liberano dovrebbero essere destinati alla riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori, le imprese, i cittadini». Squinzi è quindi tornato sull'idea di spostare le risorse degli incentivi sul versante delle imposte. Il piano Giavazzi punta a tagliare 30 miliardi di aiuti? «I nostri tecnici mi dicono che alle imprese ne arrivano solo 2,7. Comunque, siamo pronti a rinunciarci a patto che siano trasferiti sul fisco». Guardando al futuro, dopo aver assicurato che sulla produttività si arriverà ad un accordo serio, anche con la firma della Cgil, «perché è una prova di maturità», Squinzi non ha voluto sbilanciarsi troppo. Un Monti-Bis? «Non ne farei una questione di nomi», ha detto, «mi sta benissimo anche che il professore guidi la prossima legislatura purché abbia una legittimazione elettorale».

L'importante, ha spiegato, è che il governo ci dia «un paese normale dove le imprese possano operare normalmente». Se sarà così, «vi assicuro che potremo dare risultati straordinari». Ed ecco che da Capri rispunta anche qualche spiraglio di sole. «L'Italia sta soffrendo da più di un anno», afferma Squinzi, ma «è una situazione transitoria. Noi imprenditori siamo ottimisti per definizione, dobbiamo continuare a pensare che rivedremo la crescita». A sostenere il ragionamento ci sono anche le analisi di Bankitalia. Secondo il dg Fabrizio Saccomani, anche lui intervenuto all'assemblea dei giovani imprenditori, «già uno spread Btp-Bud a 300 punti base influisce sulle prospettive di crescita dell'economia e può rafforzare quello che è il trend di recupero previsto nel corso dell'anno prossimo». Se poi lo spread dovesse scendere a 200 la strada sarebbe quasi in discesa.
Al di là delle previsioni di Via Nazionale, c'è anche chi ha ancora voglia di scommettere sull'Italia. E non è solo questione di ottimismo, ma, come spiega a Libero il ceo di Tnt Post Italia, Luca Palermo, «di opportunità».
Il giovane manager del primo operatore postale privato in Italia è convinto che questo sia il momento buono per mettere in cantiere nuovi investimenti. E ha deciso di sbarcare nel mercato dell'e-commerce. In altre parole, le spedizioni legate agli acquisti on line. «Si tratta di un servizio che in tutto il mondo viene svolto dagli operatori postali, perché alla base c'è una logica simile a quella della raccomandata», spiega Palermo, «che per noi è il pane quotidiano, mentre per i corrieri espresso è un peso sul conto economico non facilmente sostenibile».
Resta il fatto che in Italia c'è la recessione più dura dal secondo dopoguerra e nessuno acquista più nulla. «Intanto, l'Italia ha una quota di e-commerce sul totale dei consumi dell'1% rispetto alla media europea del 4%», dice l'ad di Tnt Post, «poi, il servizio funziona anche per le imprese italiane, e ce ne sono tante che hanno bisogno proprio di maggiore supporto, che esportano all'estero». Infine, c'è l'ottimismo. «Sono convinto che la ripartenza dell'Italia non sia così lontana». Morale: la fase di sperimentazione è già avviata. A marzo si parte.

© Libero