giovedì 4 ottobre 2012

Il piano della Ue per trasformarci in colonia

Altro che fiscal compact. Tutti i Paesi dell’Unione saranno costretti a subire gli stessi controlli e gli stessi vincoli ora imposti solo a chi è finito in default ed è stato costretto a chiedere i soldi della Ue. In altre parole, il commissariamento diventerebbe la regola e non l’eccezione.

 L’ipotesi, che rivoluzionerebbe l’architettura istituzionale europea e manderebbe definitivamente in soffitta quel po’ di sovranità nazionale rimasta, è contenuta in una bozza distribuita ai Paesi membri prima del vertice Ue del 18 e 19 ottobre in cui si parla di un «bilancio centrale dell’Eurozona», come tassello del programma di «unione economica» a diciassette che il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy vuole mettere a punto entro fine anno.
Gli Stati, secondo quanto scrive il Financial Times, sarebbero chiamati a firmare con Bruxelles veri e propri «contratti vincolanti», che aumenterebbero «radicalmente» i controlli sulle politiche economiche e di bilancio nazionali. Per far capire di cosa si sta parlando il quotidiano della City londinese dice chiaramente che si tratta di vincoli ora «negoziati solo con i Paesi finiti in fallimento», ovvero Irlanda, Grecia e Portogallo. Ma il Financial Times, tanto per non sbagliare cita anche Italia e Francia, Paesi ad alto indebitamento che hanno messo in cantiere programmi di riforme economiche su cui c’è chi, come la Germania, chiede di vigilare con attenzione. Inutile dire, quindi, che la svolta sarebbe ben vista (e probabilmente anche ispirata) da Berlino, chiamata a finanziare la fetta più consistente dei salvataggi (anche attraverso la Bce) e che in cambio da tempo chiede un’integrazione delle politiche economiche (nella quale avrebbe la voce più grossa).
In questo scenario, i negoziatori dell’Europarlamento si apprestano oggi a proporre la nomina di un superministro del Tesoro unico della Ue al tavolo della prima riunione del working group sul progetto di nuova Eurozona basato sul documento dei quattro presidenti (Van Rompuy-Barroso-Juncker-Draghi). Del pacchetto fanno parte anche emissione di bond a breve, introduzione della tobin tax, superamento della regola dell’unanimità ed elezione diretta del presidente della Commissione.

Per arrivare al “commissariamento” perpetuo bisognerà comunque cambiare i trattati, tema che fa parte dell’agenda del presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso. E l’ultima parola spetterà agli Stati membri, dove la questione della cessione di sovranità all’Europa è già da tempo oggetto di acceso dibattito, considerato che anche il fiscal compact impone vincoli abbastanza rigidi sulle politiche fiscali dei Paesi membri. Difficile prevedere come si evolverà la situazione. Molto dipenderà dall’andamento della crisi e, soprattutto, dalle posizioni dei singoli governi. Potrebbe non essere una coincidenza che il colpo d’acceleratore verso l’integrazione dei bilanci avvenga in parallelo con il via libera tedesco al fondo salva-Stati (Esm) potenziato e con gli acquisti «illimitati» dei titoli di Stato che la Bce è pronta a effettuare. Misure che costringono tutti i Paesi a fare i conti con l’importanza degli strumenti sovranazionali per fronteggiare l’emergenza.
Di scudo anti spread si occuperà oggi l’Eurotower, che riunirà il direttivo a Lubiana. In particolare di quello che potrebbe essere attivato in difesa della Spagna, la cui trattativa per il salvataggio prosegue ormai da settimane, con Madrid che vuole vederci chiaro sulle condizioni che le verranno imposte e Berlino che preferirebbe aspettare una vera emergenza-spread. Considerato lo stallo del negoziato, è probabile che la Bce si limiterà a ribadire che è pronta ad inetrvenire. C’è attesa, invece, per le decisioni di politica monetaria.
Di fronte alla morsa della recessione che torna a soffocare diversi Paesi dell’area euro, non è escluso che Mario Draghi non valuti necessario utilizzare di nuovo leva dei tassi d’interesse. La questione è sul tavolo, anche se molti non si aspettano ancora un taglio.
L’Eurotower potrebbe infatti scegliere di risparmiare i colpi in caso di un ulteriore peggioramento, considerato anche che il tasso di riferimento è già al minimo storico dello 0,75% e lascia poco margine di ribasso.

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