giovedì 4 ottobre 2012

Bollette più salate per salvare l'Alcoa

Altri tre anni di energia a prezzi scontati. Altri tre anni di bollette più salate per i contribuenti. A pochi giorni dalla rottura della trattativa con gli svizzeri di Glencore, la Commissione europea interviene sulla vicenda Alcoa, sbloccando il nodo delle tariffe. Bruxelles ha infatti accolto la richiesta del governo di prorogare fino al 2015 il regime attuato dall’Italia per alleggerire il costo dell’elettricità delle imprese in Sardegna e in Sicilia. Le agevolazioni, che sarebbero scadute a dicembre, erano state introdotte con la cosiddetta legge salva Alcoa del 2010 e avevano già allora ricevuto un via libera triennale della Ue. La Commissione ha ieri ribadito che il regime non costituisce aiuto di Stato ai sensi delle norme comunitarie poiché tali servizi sono ancora necessari, considerata la difficoltà di approvvigionamento nelle isole, e vengono remunerati al valore di mercato.

 Quello che gli esperti di Bruxelles non dicono è che gli aiuti peseranno comunque sul sistema nazionale. Il servizio di interrompibilità, quello di riduzione istantanea dei prelievi, l’esenzione degli oneri e l’import virtuale sono infatti meccanismi che che vengono compresi sotto la voce dispacciamento e producono costi aggiuntivi non di poco conto. Complessivamente questi servizi gravano sul totale della bolletta elettrica nazionale per circa 1,2 miliardi di euro l’anno. Se consideriamo i tre anni passati e quelli che devono ancora venire si tratta di oltre 7 miliardi di euro caricati sulla schiena degli italiani. Soldi che, nel caso dell’Alcoa, sono serviti a far scendere il prezzo dell’energia a circa 35 euro per Mwh rispetto agli 80 su cui oscilla l’elettricità acquistata sul mercato nazionale (con punte maggiori proprio nelle isole).

La decisione della Ue rappresenta comunque il primo passo della strategia del governo per tentare di concludere positivamente la vertenza Alcoa, cui è appeso il destino di circa 600 lavoratori più l’indotto. Nel corso della trattativa con la multinazionale Glencore, che pochi giorni fa ha gettato la spugna dopo aver chiesto un mega sconto per far scendere il prezzo fino a 25 euro per Mwh, il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, aveva messo sul tavolo una riduzione della bolletta energetica (identica a quella già operata per Alcoa) per ben 15 anni. I primi tre attraverso la proroga del regime agevolato basato sull’interrompibilità, gli altri 12 (6+6) con misure non meglio specificato in grado comunque di «produrre un analogo contenimento dei costi energetici».

«Siamo soddisfatti per la decisione di Bruxelles, risultato per il quale il governo italiano si è impegnato a fondo», ha commentato ieri il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti, aggiungendo che «la decisione della Commissione conferma che la superinterrompibilità non è un aiuto di Stato, ma un servizio al sistema elettrico remunerato al valore di mercato, attraverso il quale le aziende ad alta intensità energetica delle due regioni potranno continuare ad usufruire dell’energia a un prezzo molto competitivo». Apprezzamento arriva anche dalla Regione. Il presidente Ugo Cappellacci ha definito il via libera «un ulteriore tassello importante in una vertenza complessa che richiede il massimo impegno delle istituzioni, dei sindacati e dei rappresentanti degli enti locali». Resta da vedere se il passo in avanti basterà a riaprire la trattativa con la Glencore o, forse, anche con la stessa Alcoa, considerato che ora il governo è in grado di fornire la garanzia sul taglio dei costi di cui la multinazionale dell’alluminio finora dubitava.  Come ha detto il governatore, in ogni caso, il verdetto di Bruxelles «non è la soluzione risolutiva, ma è parte di quel mosaico che dobbiamo comporre».

 Resta scettico il deputato sardo del Pdl, Mauro Pili. «La notizia che la commissione europea darebbe il via libera alla proroga della compensazione per l’interrompibilità sino al 2015 non risolve il problema dell’Alcoa», ha spiegato. Secondo Pili «si tratta di provvedimenti non strutturali, che non consentiranno di affrontare in termini strategici la questione energetica della Sardegna e del Sulcis». Per il deputato sardo sarebbe necessario che il governo arrivasse «ad imporre un accordo bilaterale tra Enel e il soggetto gestore dello stabilimento». Una mossa che rischierebbe però di violare tutte le regole di mercato e di finire nuovamente sotto la scure della Ue. Da parte dell’Enel è arrivata piena disponibilità, ma nel rispetto delle regole. «Siamo ben felici di continuare ad essere fornitori privilegiati», ha detto l’ad Fulvio Conti, «ma a condizioni di mercato». In altre parole, niente sconti oltre a quelli concessi dalla Ue. Sullo sfondo, come sottolineato dalla Commissione nelle motivazioni del via libera, resta il fatto che nonostante i lavori infrastrutturali compiuti dal 2010 per assicurare l’elettricità alla Sardegna (tra cui anche il cavo Sapei che collega l’isola al continente), la regione continua a soffrire di black-out. Con ovvie ripercussioni sul costo dell’elettricità e sulle bollette degli italiani.

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