martedì 11 settembre 2012

Il pil è peggio del previsto. Ma super Mario non lo vede

Il peggior calo del pil dal 2009 (quando ci fu il terremoto dei mutui subprime) non ha scomposto più di tanto il governo. Mario Monti ha continuato tranquillamente a passeggiare per Sarajevo parlando di armonia e populismo. Mentre Vittorio Grilli ha spiegato da Parigi che la recessione in atto non avrà alcun impatto sul «raggiungimento degli obiettivi strutturali».

 Eppure, i dati diffusi ieri dall’Istat disegnano un quadro molto peggiore delle previsioni. Comprese quelle contenute nei documenti del governo. L’itituto guidato da Enrico Giovannini, che ha parlato di Italia in «forte recessione», ha infatti rivisito al ribasso l’andamento del secondo trimestre 2012, registrando un calo dello 0,8% (era lo 0,7%) rispetto ai tre mesi precedenti e, addirittura, del 2,6% (era il 2,5%) rispetto allo stesso periodo del 2011. A questo punto la crescita acquisita per l’anno in corso (ovvero ammettendo che nel terzo e quarto trimestre il pil torni magicamente a zero) è a quota -2,1%. Il che significa che l’Italia si sta pericolosamente avvicinando a quel -2,4% previsto qualche giorno fa dall’Ocse. Percentuale lontana anni luce dal -1,2% stimato dall’esecutivo nel Documento di economia e finanza dello scorso aprile. Senza parlare del Salva Italia, che si basava su una previsione di un calo del Pil contenuto allo 0,8%.

Al di là delle stime, che il governo dovrà rivedere entro il 20 settembre, il calo su base annua del 2,6% è il peggiore dal quarto trimestre 2009, quando ci fu un calo del 3,5%. A completare il quadro c’è il crollo dei consumi. In termini tendenziali, ha rilevato l’Istat, la spesa delle famiglie ha registrato un calo del 3,5%, dovuto a diminuzioni del 10,1% per gli acquisti di beni durevoli, del 3,5% per quelli di beni non durevoli.
Di fronte a numeri così eloquenti il premier non se l’è sentita di uscire allo scoperto. Dalla trasferta in Bosnia-Erzegovina Monti ha parlato molto di Europa e poco di Italia. «Non ho visto i dati e non sono in grado di commentarli», ha tagliato corto il professore. Preferendo piuttosto ribadire l’allarme sulla rinascita dei nazionalismi e dei populismi anti-europei e rilanciare l’idea, condivisa con Van Rompuy, «di un incontro tra i capo di stato e di governo per prevenire tensioni» a seguito della crisi dell’eurozona. «La storia di Sarajevo dimostra», ha detto, «che mai la convivenza pacifica e armoniosa è acquisita per sempre, ma richiede una manutenzione continua. E ora questa manutenzione è necessaria». Senza crescita, ha poi aggiunto, «è a rischio l’affermazione di un’Europa più solida, più accettata dai cittadini».

Solo in serata il premier, intervistato da Class Cnbc, è tornato sui problemi italiani, dicendosi «fiducioso» che il nostro Paese sarà «uno dei primi a raggiungere l’equilibrio di bilancio» e «che la parte del programma relativa all’austerità si ridurrà gradualmente». Quando l’anno prossimo «l’Italia raggiungerà l’obiettivo di un bilancio in equilibrio nei termini di un aggiustamento ciclico», ha spiegato, «allora bisognerà restare su questa strada, ma non si dovrà più essere sottoposti al trattamento necessario per imboccarla». A questo proposito il premier ha assicurato che il governo «sta svolgendo una profonda spending review il cui obiettivo è precisamente evitare di dover aumentare l’Iva nei prossimi trimestri o nel prossimo anno». Non solo, Monti si è detto convinto che si riusciranno «ad evitare anche altri incrementi della pressione fiscale». Il tutto sarà permesso anche da un evento che sembra miracoloso, ma che il premier giudica invece possibile. E cioè che «l’Italia tornerà a crescere nel 2013». Questa, ha detto, è la mia attesa».
Non si è sottratto alle domande sul pil, invece, il ministro dell’Economia. «Abbiamo visto i dati pubblicati dall’Istat, che riguardano il primo semestre del 2012, speriamo che il secondo sia   migliore», ha commentato Grilli, dicendosi «consapevole che siamo di fronte a una congiuntura negativa». In ogni caso, «il peggioramento non modificherà il raggiungimento degli obiettivi strutturali». Quanto allo scudo anti-spread, ha detto il ministro da Parigi, dove ha incontrato l’omologo francese Pierre Moscovici, «bisogna sempre contestualizzare  nel tempo, oggi non abbiamo questa esigenza».

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