sabato 29 settembre 2012

La finanza indaga (senza ipotesi di reato) sulle spese dell'Emilia Romagna

«Abbiamo trasmesso il documento alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ora attendiamo segnali dal Governo». Così ieri mattina il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, a proposito dei tagli ai costi della politica proposti dai governatori italiani. Si tratta ora di capire se al presidente dell’Emilia Romagna arriveranno prima i «segnali del governo» o le comunicazioni della magistratura. Già, perché dopo Roma, Palermo e, ieri, Torino, (ma in tutto sono già sette su venti le Regioni finite nel mirino delle toghe) anche la procura di Bologna ha deciso di aprire una indagine “conoscitiva” sull’uso dei fondi ai gruppi consiliari della regione guidata da Errani.

Ad annunciarlo è stato lo stesso procuratore capo, Roberto Alfonso, aggiungendo che l’inchiesta, per ora senza titolo di reato, è coassegnata ai pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari e sarà seguita direttamente dal procuratore capo e dall’aggiunto Valter Giovanni.
Si tratta di una maxi-inchiesta ad ampio raggio sulle spesa dei gruppi consiliari dell’Emilia-Romagna (ma probabilmente non solo quelle), con tanto di pool investigativo apposito, formato da cinque uomini della Gdf, a lavorarci a pieno ritmo.
Per il momento, e la circostanza non può non apparire curiosa, il fascicolo è bianco: non c’è un’ipotesi di reato né indagati. Si tratta di una discutibile pratica, basata sull’apertura di un fascicolo secondo il cosiddetto modello modello 45 per fatti non costituenti notizie di reato, già seguita qualche giorno fa dalla procura di Palermo per mettere sotto la lente i costi della Regione Sicilia. Ma se l’esempio dovesse essere seguito, nei prossimi giorni tutte le Regioni si troveranno la Gdf in consiglio per accertamenti preventivi dettati non da fatti che possano costituire reato, ma dall’indignazione dell’opinione pubblica e dei media.

Come punto di partenza, il pool investigativo analizzerà nel dettaglio l’utilizzo dei fondi destinati ai gruppi, ma gli accertamenti potrebbero andare oltre, su altri tipi di spese. «L’inchiesta è ad ampio raggio, vediamo quello che viene fuori», ha detto candidamente Alfonso, ammettendo che per ora la procura non ha nulla in mano. L’obiettivo, ha però avvertito il magistrato, è quello di un’indagine molto scrupolosa. «Abbiamo costituito un pool investigativo della Guardia di finanza per svolgere gli accertamenti nella maniera più approfondita possibile», ha detto ancora il procuratore capo.
La nuova maxi-inchiesta si aggiunge alle altre tre su cui la Procura stava già lavorando: quella sui rimborsi elettorali della Lega nord (di cui si occupava il pm Morena Plazzi), quella sulle spese del gruppo Idv nel mandato 2005-2010 e quella sulle interviste a pagamento realizzate da alcuni consiglieri regionali (entrambe affidate al pm Antonella Scandellari).
Il coinvolgimento dell’Italia dei Valori nello scandalo delle spese regionali senza controllo non ha mancato di creare qualche imbarazzo nel paladino della legalità Antonio Di Pietro, che ha subito messo le mani avanti riguardo alle accuse che hanno travolto l’ex capogruppo dipietrista alla Regione ed ora consigliere provinciale, Paolo Nanni, che si è autosospeso dal partito. «Se Nanni ne ha, vada dal magistrato a spiegare le proprie ragioni. Altrimenti ne risponda davanti alla giustizia», ha tuonato l’ex pm, aggiungendo che «di casi Nanni è piena l’Italia ed è successo in tutti gli altri partiti». Di qui l’invito all’ex collega di partito, indagato per l’uso dei fondi pubblici assegnati al gruppo regionale dell’Italia dei Valori di cui faceva parte, di assumersi le proprie responsabilità: «La segreteria regionale gli ha detto: “O vai o ti mandiamo fuori noi”. Insomma, gli abbiamo concesso l’onore delle armi di lasciare l’Idv», ha concluso Di Pietro. 

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