giovedì 27 settembre 2012

Nuova stangata sulla bolletta elettrica

Altra stangata in vista per gli italiani. In attesa di fare i conti con l’ultima rata dell’Imu di dicembre, l’incremento delle addizionali regionali previsto per gennaio e le altre decine di imposte varate dal governo per far quadrare i conti pubblici, dal prossimo primo ottobre ad alleggerire le nostre tasche potrebbe arrivare anche l’ennesimo rincaro delle bollette. A lanciare l’allarme è stato ieri Davide Tabarelli, presidente di Nomisma energia, che solitamente anticipa di qualche giorno il verdetto trimestrale dell’authority per l’energia.

Gli aumenti tariffari, secondo Tabarelli, saranno «lievi», ma basteranno a far salire le bollette di elettricità e gas verso «i massimi storici», in controtendenza con l’Europa, dove invece il costo dell’energia diminuisce. Gli incrementi si andranno ad aggiungere a quelli già decisi dall’authority lo scorso luglio, con l’aumento dello 0,2% per l’elettricità, pari a un euro in più all’anno in bolletta, e del 2,6% per il gas, equivalente a un rincaro medio di 32 euro l’anno a famiglia.
Tasse, incentivi e una buona dose di «stupidità». È questo il combinato disposto che continua a spingere le tariffe energetiche verso l’alto. Sul prezzo dell’elettricità, spiega a Libero il presidente di Nomisma energia, ci sono diversi fattori da tenere in considerazione, tra cui l’eccessiva chiusura del nostro mercato e l’apporto inesistente o insufficiente, a differenza del resto d’Europa, di nucleare e carbone. Ma il caro-bolletta è dovuto «principalmente alla componente A3, i cosiddetti oneri di sistema, che comprendono gli ingenti aiuti all’energia prodotta da fonti rinnovabili, a partire dal fotovoltaico».

A gonfiare il prezzo del gas (su cui ovviamente influiscono anche le quotazioni del greggio) c’è invece al primo posto un carico fiscale che Tabarelli definisce «scandalosamente elevato».
Oltre alle tasse, poi, c’è una politica energetica dissennata, che ha portato l’Italia nel corso degli anni a «ridurre la produzione da 22 miliardi di metri cubi annui (su un fabbisogno di circa 80) a soli 8 miliardi». Colpa, dice fuori dai denti il presidente di Nomisma energia, «di una stupidità pseudoambientalista di cui le amministrazioni regionali che bloccano gli impianti di estrazione del gas prima o poi dovranno rispondere di fronte ai cittadini». Per non parlare dei rigassificatori. «Dopo la figuraccia che abbiamo fatto a Brindisi, facendo scappare il colosso British gas a colpi di burocrazia e veti politici», dice Tabarelli, «è difficile lamentarsi se non arrivano gli investimenti esteri». Del resto anche a Priolo la Shell ha deciso di mollare dopo sette anni di trafila autorizzativa, mentre a Porto Empedocle l’Enel sta battagliando da circa 8 anni.
Quanto ai costi della distribuzione, inutile sperare grandi cambiamenti dalla separazione di Snam Rete Gas dall’Eni decisa dal governo la scorsa primavera. «È un’operazione», spiega il presidente di Nomisma energia, «su cui si è fatta molta scena, ma la realtà è che abbiamo indebolito Eni in Italia e non è detto che da questo possano arrivare vantaggi per i consumatori».

© Libero