Usciti i buoi dalla stalla, scatta la corsa ai tagli. Governo, Parlamento e Regioni ora fanno a gara a chi sforbicia di più. L’esecutivo, ha detto il ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, in commissione Affari costituzionali della Camera, «è orientato» a presentare un disegno di legge costituzionale che intervenga sulle competenze e sui controlli delle Regioni. Se non dovesse essere approvato entro la legislatura, sarebbe il punto di partenza nella prossima.
«Il governo», ha detto, «sta riflettendo se un ddl costituzionale potrebbe essere approvato in tempo utile». Ma il provvedimento sarà presentato comunque, «perchè partendo da esso nella prossima legislatura si possa riflettere sull’autonomia Regionale». Ricordando come il Titolo V della Costituzione assegna delle materie di competenza esclusiva allo Stato e alle Regioni, il ministro ha sottolineato che lo Stato in settori come l’urbanistica e l’edilizia, «può emanare delle leggi con i principi», ma che poi non può intervenire con i regolamenti attuativi. «Si potrebbe almeno prevedere la possibilità per lo Stato», ha aggiunto, «di emanare i regolamenti sulle leggi statali». Quanto ai controlli dei Bilanci delle Regioni, Patroni ha sottolineato che «forse potrebbe anche andare bene la Corte dei Conti», però così «si interverrebbe solo in sede di rendicontazione».
Scalpita anche la Camera. La conferenza dei capigruppo ha infatti calendarizzato per la prossima settimana la modifica degli statuti delle Regioni Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna, che prevede tra l’altro la riduzione del numero dei consiglieri.
In entrambi i casi, considerati gli iter lunghi e complicati delle modifiche legislative che toccano l’autonomia delle Regioni, si tratterà di vedere che fine faranno le buone intenzioni annunciate sull’onda del cosiddetto Lazio gate.
Il governo sta anche pensando di intervenire sul finanziamento ai partiti, forse attraverso un decreto che prenda le basi dallo studio affidato a Giuliano Amato. Ma anche in questo caso l’opzione è ancora tutta da vagliare, così come ancora deve essere circoscritto il campo di intervento.
La mossa con più probabilità di successo è forse quella messa in campo dalle stesse Regioni. La Conferenza ha infatti approvato all’unanimità nel pomeriggio una proposta di tagli che è stata già presentata al presidente della Repubblica e al governo. «Ne abbiamo parlato anche al presidente del Consiglio che, come noto, si trova negli Stati Uniti», ha detto il presidente dei governatori Vasco Errani, spiegando che, proprio per questo, il documento è stato consegnato al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà.
«Si tratta di misure giuste e necessarie che dovranno essere contenute in un decreto legge», ha detto Errani, lasciando Palazzo Chigi. Tre le misure più significative: il taglio deciso al numero dei consiglieri regionali, che dovrebbe portare a diminuirli di circa 300 (rispetto ai circa 1.200 attuali); attivazione di procedure di controllo, attraverso la Corte dei Conti, anche per quelle spese connesse ai costi della politica ancora oggi non sottoposte a questo controllo; piena trasparenza e pubblicità dei dati relativi ai costi di funzionamento delle istituzioni e dei gruppi consiliari. «Si tratta di una decisa iniziativa di autoriforma», ha assicurato il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, «anche perchè si prevedono sanzioni per chi non adotta questi provvedimenti in un lasso di tempo brevissimo, al massimo di 60 giorni». In particolare, verrà prevista una riduzione ai trasferimenti per le Regioni recalcitranti nell’adozione di queste decisioni. «Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano e il governo hanno molto apprezzato le nostre proposte», ha fatto sapere Errani. Mentre la presidente uscente del Lazio, Renata Polverini, forse con un po’ di sfacciataggine, ha spiegato: «Abbiamo fatto scuola».
Nel documento consegnato al governo, le Regioni ribadiscono la necessità «improrogabile di una riforma complessiva e coerente degli assetti istituzionali» e propongono al governo «l’adozione di un provvedimento legislativo concordato urgente, da emanare entro la prossima settimana, che consenta il raggiungimento degli obiettivi citati in tutto il territorio nazionale». Polemico Francesco Cascio, presidente dell’Assemblea regionale siciliana e coordinatore della Conferenza dei Parlamenti regionali. «Siamo soddisfatti e contenti. Vorremmo solo sapere quando, all’interno del percorso istituzionale, è previsto che siano informate le Assemblee delle stesse Regioni».
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