giovedì 19 luglio 2012

Merkel, Fmi e Fed. Triplo requiem per il cadavere Euro

Angela Merkel se n'è andata in vacanza. Non prima, però, di aver gettato l'ennesimo macigno sul futuro dell'Unione. «Il progetto europeo», ha detto n un'intervista al sito del partito conservatore Cdu, «non è ancora costruito in modo tale da essere certi che tutto andrà bene». La cancelliera tedesca si è comunque detta «ottimista». Sentimento di cui invece non c'è traccia nelle analisi del Fondo monetario internazionale e della Federal reserve, che ieri a poche ore di distanza uno dall'altra hanno tirato altre due bordate contro il Vecchio continente. «La relazione negativa tra gli Stati, le banche e l'economia reale sono più forti che mai. E nonostante le azioni intraprese, i mercati finanziari restano sotto grande pressione, sollevando dubbi sulla stessa sopravvivenza dell'eurozona», questo l'annuncio, lapidario e catastrofico, contenuto in un rapporto su Eurolandia, che considera «la crisi peggiorata» e i costi di finanziamento giunti «a livelli record». In cifre, la previsione per il 2012 è di un calo del pil dello 0,3% e una ripresa dello 0,7% nel 2013, con un'inflazione che resterà nettamente sotto il 2 per cento fino al 2014.

Non più incoraggiante il quadro tracciato dalla Fed, secondo cui l'Europa «non è vicina a trovare una soluzione di lungo termine ai suoi problemi». Anche perché, ha spiegato il presidente Ben Bernanke in un'audizione alla Camera, «ci sarà volatilità fino a quando un accordo non sarà raggiunto».
Sulla necessità di arrivare ad un'intesa complessiva ha insistito anche l'Fmi, sottolineando che, anche se alcune le decisioni adottate dal vertice Ue come la supervisione unica bancaria e le riforme dei Paesi vadano nella giusta direzione, il Vecchio continente si debba muovere verso una Unione più completa e debba varare «misure per la crescita immediata». Il fondo ha ribadito, come già fatto nelle scorse settimane, che a muoversi per prima debba essere la Bce, tagliando ulteriormente i tassi, realizzando un quantitative easing, immettendo nuova liquidità nelle banche, e acquistando titoli di Stato. Fra i provvedimenti necessari subito, secondo l'Fmi, vi sarebbe l'uso flessibile del fondo Esm, che deve poter ricapitalizzare direttamente le banche deboli. Malgrado i Paesi della zona euro impegnati nelle correzioni di bilancio abbiano poco spazio di manovra, inoltre, il Fondo è convinto che occorra non deprimere troppo l'economia. La disoccupazione della zona euro infatti rimarrà alta, anche se con diseguaglianze fra i Paesi enormi come il 5,5% della Germania e il 24% della Spagna.

Ma il bello arriva alla fine. In fondo al rapporto il Fondo mette nero su bianco una serie di raccomandazioni per i Paesi più a rischio. E in prima fila, inutile dirlo, c'è l'Italia, che tanto per cominciare non riuscirà, considerata la bassa crescita, a tornare ai livelli pre crisi entro i prossimi 4 anni.
Per il nostro Paese si tratta quindi di «tagliare la spesa per diminuire le tasse e distribuire in maniera migliore il peso della correzione dei conti», oltre che «aiutare la crescita». Va costituito un «surplus strutturale dell'1% del Pil, come ancoraggio alle nuove regole di bilancio dovrebbero essere inseriti tagli di spesa nel medio termine allo scopo di rendere inattaccabili i miglioramenti nei conti».
Suggerimenti difficilmente contestabili. Le parole del Fondo risultano però alquanto amare se lette alla luce di un retroscena svelato ieri dall'economista Carlo Pelanda sul Foglio. Uno scenario inquietante secondo cui la scorsa estate la Germania, per togliersi dai piedi il governo Berlusconi, avrebbe fatto pressioni sul Fondo monetario per appesantire il quadro delle difficoltà del nostro Paese e nascondere, invece, sotto il tappeto le conseguenze positive sui bilanci pubblici dell'austerity messa in campo dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Un'ipotesi che, se confermata, imporrebbe di leggere in prospettiva molto diversa anche i recenti duetti, seppure più plateali che sostanziali, tra la Merkel e Mario Monti sulle decisioni per portare l'Europa fuori dalla crisi.

Gli schiaffi internazionali non hanno comunque spaventato più di tanto i mercati. Al termine di una seduta nervosa Piazza Affari ha chiuso in terreno positivo (+0,43%), così come tutte le altre principali piazze europee che hanno registrato rialzi di poco inferiori al 2%. Lo spread, però, resta a livelli probitivi, a quota 487 punti base. E il rischio è che l'Italia si appresti a passare un'altra estate di passione. Il sì al nuovo Fondo Esm, da cui dovrebbero arrivare le risorse per l'atteso scudo anti-spread, è infatti condizionato alla pronuncia della Corte costituzionale tedesca, che comunicherà il suo verdetto solo il 12 settembre. Fino ad allora, anche se domani l'eurogruppo dovrebbe affrontare la questione della ricapitalizzazione delle banche, i giochi resteranno praticamente fermi.
© Libero