venerdì 6 luglio 2012

Porsche è 100% made in Volkswagen

Si chiude, dopo sette anni, la saga che ha opposto due delle famiglie (e dei marchi) più potenti della Germania. La Volkswagen ha infatti raggiunto l'accordo per l'acquisizione del 50,1% della Porsche che ancora non possiede, per un esborso di 4,46 miliardi di euro. L'acquisizione, spiega una nota del gruppo di Wolfsburg, verrà perfezionata entro il primo agosto e porterà alla creazione di un «gruppo automobilistico integrato» con sinergie nette pari a circa 320 miliardi di euro.


L'operazione è stata resa possibile dopo un sofferto via libero del fisco tedesco, il cui parere era indispensabile. Secondo quanto riferisce il quotidiano tedesco Handelsblatt, «dal punto di vista del puro diritto fiscale, non si tratta di una vendita, ma di una ristrutturazione interna per due società che da tempo operavano congiuntamente». Cosa che ha permesso di aggirare, lecitamente, una serie di obblighi verso l'erario che alcuni avevano quantificato in 1,5 miliardi di euro. In questo modo, invece, a Berlino andranno solo 100 milioni di tasse. Di fatto si tratta del cosiddetto piano B ovvero dell'acquisizione della divisione sportiva Porsche Ag. Soluzione alternativa a quella iniziale, che prevedeva la fusione tra Volkswagen e Porsche Se, holding che possiede il 50,1 della divisione sportiva e il 50,7% di Vw. Parte dei 4,46 miliardi serviranno ora alla holding per ripagare due miliardi di esposizione verso le banche e ridurre così un debito complessivo che si aggira sugli 11 miliardi di dollari.

L'operazione ha origini lontane. Già dal 2009 le due società avevano deciso di fondersi, dopo che la Porsche aveva invano tentato l'operazione inversa, cioè di comprare la Volkswagen, gruppo di dimensioni ben più grosse, che in una settimana produce più macchine di quanto faccia Porsche in un anno. Un tentativo che nel 2005 mise contro due famiglie: fu il presidente di Vw, Ferdinand Piech, a contrastare l'acquisizione, voluta da suo cugino, Wolfgang Porsche. «Bene per la Volkswagen, bene per la Porsche e bene per la Germania come Paese industriale», ha commentato nella nota l'ad del gruppo di Wolfsburg, Martin Winterkorn, secondo il quale «combinando i business operativi Vw e Porsche diventeranno ancora più forti, sia da un punto di vista finanziario che strategico».

I presupposti ci sono tutti. Il 2011 per Porsche è stato il migliore della storia. La casa automobilistica tedesca, che ha messo il turbo anche nel primo trimestre 2012, la Porsche ha realizzato un risultato operativo pari a 2,045 miliardi, il 22% in più rispetto al 2010, ha precisato Mueller. Il volume d'affari complessivo è salito invece del 18% a 10,98 miliardi. Le auto vendute sono state 117mila, il 21% in più dell'anno precedente. Nei prossimi sei anni Porsche intende arrivare a vendere oltre 200mila vetture, progetto per cui i dipendenti saliranno progressivamente dagli attuali 15.300 a 20mila.

Non si può davvero lamentare neanche la Volkswagen, che nel 2011 ha registrato utili record a 15,8 miliardi. Una cifra che raddoppia le prestazioni dell'anno precedente, quando i profitti furono 7,2 miliardi. Il volume d'affari complessivo è invece cresciuto, sempre nel 2011, del 26%, raggiungendo i 159 miliardi. Un risultato a cui ha contribuito sensibilmente l'acquisizione del gruppo Man, la scorsa estate, responsabile anche di gran parte dell'aumento nel personale, salito di 103mila persone a 502mila dipendenti complessivi (+25,8%). Impressionante il record della produzione, con oltre 8,36 milioni di auto vendute nel 2011 in tutto il mondo, il 14,9% in più rispetto all'anno precedente. Entro il 2018 Volkswagen punta a diventare la prima casa automobilistica al mondo, producendo oltre 10 milioni di vetture.

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