La stangata è servita. Il primo round dell’Imu ha svuotato le tasche dei contribuenti di 9,5 miliardi. Che diventeranno oltre 20 entro la fine dell’anno. Un bottino che si avvicina molto a quello previsto dal governo. Anche se mancano all’appello circa 1,7 milioni di italiani.
I dati ufficiali sulla riscossione della prima rata della nuova imposta sulla casa sono stati forniti direttamente da un soddisfatto Vieri Ceriani. «Nonostante le incitazioni alle rivolte e alla disobbedienza fiscale, è prevalso il grande senso di responsabilità di milioni di contribuenti, che hanno fatto quello che dovevano, nella consapevolezza della necessità di farlo. Talvolta forse vengono sottovalutati», ha detto il sottosegretario all’Economia, snocciolando numeri e previsioni. In realtà, su una platea potenziale di 25,5 milioni di paganti (tanti sono i proprietari di immobili censiti dal catasto) solo 23,8 milioni hanno messo mano al portafoglio.Si tratta di un milione e settecentomila italiani che non hanno voluto piegarsi allo spennamento fiscale voluto da Mario Monti o che, più probabilmente, preferiscono tenersi un po’ di liquidità in tasca per l’estate e rinviare il sacrificio, con sovrattassa, all’autunno.
La tesi del governo è che gli evasori (fisologici) sarebbero circa un milione. Mentre 700mila contribuenti si appresterebbero a pagare nei prossimi mesi. Il fatto che così tanti contribuenti abbiano deciso di sfidare il fisco non è comunque un dato da sottovalutare. Soprattutto dopo la martellante campagna di intimidazione condotta dall’Agenzia delle Entrate nei mesi scorsi. Un’operazione, a colpi di blitz clamorosi e sovraesposizione mediatica del direttore Attilio Befera, messa in campo dal governo proprio per non mancare gli obiettivi di gettito previsti dalla manovra. Malgrado la cifra sia molto vicina al target, in ogni caso, il ministero dell’Economia si aspettava qualcosa di più.
Le stime ufficiose che circolavano a Via XX Settembre un mesetto fa parlavano di 10-11 miliardi come cifra che sarebbe dovuta entrare in cassa per evitare il possibile aumento delle aliquote per le rate autunnali. Ipotesi che finora il governo ha sempre tenuto prudentemente sottotraccia e che, stando a quanto a dichiarato ieri da Ceriani, sarebbe comunque scongiurata anche dal gettito leggermente più basso registrato in questi giorni. «L’obiettivo l’abbiamo centrato», ha detto il sottosegretario, «quindi non c’è notizia».
Nel dettaglio, l’importo medio dei versamenti è stato di circa 400 euro. Il gettito Imu relativo alla prima abitazione è risultato pari a 1,603 miliardi di euro che, su base annua, si dovrebbe attestare a circa 3,3 miliardi di euro. Il numero dei contribuenti che hanno versato l’Imu sull’abitazione principale è stato di circa 16 milioni, con un importo medio di versamento di 100 euro. Solo il 5,5 per cento dei contribuenti (circa 877.000) ha optato per le due rate di versamento di acconto a giugno e a settembre per un importo totale, per singola rata, pari a 91,2 milioni di euro. Un dato che dimostra chiaramente la difficoltà degli italiani di fare fronte alle continue scadenze fiscali.
L’imposta sugli altri immobili è stata pari a 7,9 miliardi ed è stata versata da 15,9 milioni di contribuenti, con un importo medio di 500 euro. Mentre l’Imu sui fabbricati rurali strumentali (il cui acconto è stato fissato nella misura del 30 per cento) è stata di 15,7 milioni di euro. Sulla base di quanto versato fino ad ora, secondo il Mef, si può proiettare a fine anno un gettito teorico pari a 19,2 miliardi. A questo importo occorre aggiungere la stima del gettito Imu che entrerà nei prossimi mesi: i versamenti relativi a fabbricati rurali da accatastare entro novembre che verseranno con il saldo di dicembre (70 milioni); i versamenti per immobili non dichiarati in catasto (356 milioni), i versamenti relativi ai contribuenti che non hanno ancora pagato la prima rata, aspettando le compensazioni (500 milioni).
Il tutto, secondo quanto ha spiegato Ceriani, dovrebbe portare l’incasso complessivo per l’erario a 20,085 miliardi. Un po’ meno, secondo il sottosegretario, dei 20,1 stimati dal ministero dell’Economia.
Ma le cifre, al di là del fatto che la previsione del salva Italia era di 21,8 miliardi, poi scesa a 21,4 con le detrazioni per i figli, potrebbero anche essere molto diverse. Basti pensare, ad esempio, che il pagamento della prima rata è avvenuto sul 50% (o il 33% per chi ha scelto le tre rate sulla prima casa) delle aliquote base. Percentuali che, in alcuni casi, sono ben diverse da quelle che applicheranno i Comuni utilizzando la facoltà di variare, entro il 30 settembre, dello 0,2 o dello 0,3% le asticelle fissate dal governo. Il che potrebbe portare delle brutte sorprese sotto l’albero di Natale. A dicembre, infatti, in sede di conguaglio, i contribuenti potrebbero trovarsi una rata da pagare molto più salata di quella estiva.
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