giovedì 19 luglio 2012

L'Iva si potrà versare a fattura incassata

Iva per cassa e non per competenza. Può sembrare un tecnicismo, ma è l'uovo di Colombo per risolvere in un colpo solo buona parte del problema legato ai ritardi dei pagamenti della Pa e dare un po' di ossigeno alle imprese, soprattutto quelle di dimensioni minori. Il meccanismo è molto semplice: si tratta di consentire alle aziende di pagare l'imposta sul valore aggiunto non quando viene emessa la fattura, come pretende ora il fisco, ma quando i soldi arrivano effettivamente in cassa. 

La posta in gioco e alta. Basti pensare che nel 2011 il gettito Iva complessivo è ammontato a 411 miliardi. Se a questo dato si aggiunge la stima delle fatture insolute o pagate in ritardo, che si aggira sul 20%, si capisce che in ballo ci potrebbero essere circa 80 miliardi. Soldi che oggi le imprese, tranne una piccola parte, costituita dalle pmi con un fatturato sotto i 200mila euro, che Giulio Tremonti graziò nel 2009, sono costrette a versare mensilmente all'Erario anche se il pagatore (che spesso, paradossalmente, è la stessa Pa) non ha sborsato un quattrino. Le stesse cifre spiegano la resistenza tenace finora opposta dal governo, che passando dalla competenza alla cassa rischierebbe di trovarsi una voragine nelle entrate.

Qualcosa, però, si sta muovendo. Nel corso dell'esame nelle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera del decreto sviluppo, si è fatta strada l'ipotesi di estendere il regime dell'Iva per cassa fino a 2 milioni di giro d'affari. Una soglia ben più ampia, che allargherebbe a gran parte delle piccole e medie imprese il beneficio fiscale. La novità è contenuta in un emendamento presentato ieri sera dai relatori Alberto Fluvi (Pd) e Raffaello Vignali (Pdl). Quest'ultimo, in particolare, che da tempo spinge sul governo per sciogliere il nodo della questione ancora irrisolta dei mancati pagamenti della Pa, in passato aveva proposto una soluzione simile per tamponare la mancanza di liquidità delle Pmi.

Il provvedimento, stando a quanto risulta, avrebbe già ricevuto il via libera del ministero dell'Economia. Anche per la questione spinosa della copertura finanziaria. Il compromesso sarebbe stato trovato sul limite temporale del regime di cassa. In altre parole, le imprese sotto i due milioni di giro d'affari potranno rinviare il pagamento dell'Iva, ma non oltre i dodici mesi. «L'imposta», si legge nel testo, «diviene, comunque, esigibile dopo il decorso di un anno dal momento di effettuazione dell'operazione». In questo modo si permetterebbe a Via XX Settembre di far comunque tornare i conti a fine anno, ma si consentirebbe alle imprese di sottrarsi, almeno per qualche mese, all'oneroso sostegno delle banche per adempiere agli obblighi con il fisco. L'emendamento rimanda comunque ad un decreto del ministero dell'Economia, da emanarsi entro 60 giorni, la definizione dei dettagli attuativi.

Le commissioni Finanze e Attività produttive dovrebbero chiudere la partita degli emendamenti e licenziare il decreto entro domani mattina. Non è escluso, però, uno slittamento. Ieri, infatti, i lavoro sono proseguiti a rilento. Soprattutto a causa dell'ostruzionismo della Lega, che ha contestato un emendamento del ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, che segna la fine del commissariamento in Abruzzo e la nascita di una struttura permanente per monitorare i terremoti. Nel corso della mattinata sono state approvate poche proposte di modifica, tra cui la nascita del Comitato interministeriale per le politiche urbane e l'introduzione della remunerazione dei servizi di flessibilità. Confermata senza modifiche, invece, la detrazione al 50% fino al 30 giugno 2013 per le ristrutturazioni edilizie.
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