venerdì 29 luglio 2011

Il giovedì nero di Tremonti. Anche il Corriere lo scarica. Solo il Senatur lo difende


Scuro in viso come raramente si è visto. Giulio Tremonti si è presentato alla conferenza stampa (alle 16 passate, con quasi un’ora di ritardo) per illustrare il nuovo fondo strategico della Cdp con gli occhi fissi, il volto contratto e un muso che sfiorava i piedi. Sulle vicende giudiziarie e politiche solo una battuta a mezza bocca prima di iniziare l’intervento: «Vi do una notizia, mi sono dimesso da inquilino».

Una giornata difficile, quella del ministro dell’Economia, iniziata con la lettura del j’accuse di Sergio Romano sbattuto in prima pagina sul Corrierone e finita a limare una risposta che oggi comparirà sulle stesse colonne. Nell’editoriale l’ex ambasciatore, dopo aver riconosciuto i meriti del «cane mastino della finanza nazionale», chiede al ministro di «rompere la spirale dei sospetti» e di «parlare con franchezza» perché i «pagamenti in nero (i soldi in contanti che avrebbe dato a Marco Milanese per contribuire al costoso affitto della casa in via Campo Marzio, ndr) sono il male oscuro dell’economia nazionale» e «la colpa è molto più grave se attribuita a persone che hanno l’obbligo istituzionale di esigere correttezza fiscale».
Una mazzata che ha subito alimentato una girandola di voci sulle dimissioni imminenti. E che, si dice, ha gettato il ministro nello sconforto. Oltre ai frequenti attriti con i colleghi di governo e con lo stesso Silvio Berlusconi (che continua a dire in giro di volerlo mandare a casa), essere scaricato da un pezzo di economia che conta, come quella che siede nel cda del Corriere, ha fatto capire a Tremonti che la situazione si sta facendo più seria del previsto.

Ad accrescere le tensioni, un’altra giornata sulle montagne russe per gli spread Btp-Bund, schizzati in mattinata sopra i 330 punti  e poi ridiscesi a 319. Oscillazioni dovute anche all’esito non troppo felice dell’asta per i Btp. Il Tesoro ha dovuto faticare per collocare 8 miliardi di titoli, concedendo rendimenti che per i decennali viaggiano sui massimi dal febbraio 2000.
L’aria da tempesta si è respirata anche a Palazzo Chigi. Chi ha partecipato al Consiglio dei ministri che si è tenuto in mattinata ha raccontato di un Tremonti praticamente ammutolito. Nel corso della riunione il ministro ha comunque incassato il sostegno importante di Umberto Bossi. «Tremonti», ha spiegato il leader della Lega Nord negando con decisione la necessità di un passo indietro dell’amico Giulio, «è uno che sicuramente controlla sempre che non crolli il soffitto sopra la testa. Non si è accorto della buccia di banana. Ma è una stupidaggine, non è un fatto grave».

Malgrado la sponda leghista, l’umore del ministro non è cambiato quando, nel pomeriggio, si è presentato davanti ai giornalisti nella sala conferenze della Cdp. «Risponderò domani all’ambasciatore Romano», si è limitato a dire il ministro respingendo con cortesia un paio di domande sull’affitto della casa finita nell’affaire Milanese. Poi, una serie di considerazioni già sentite. Dalla metafora del videogame, con la crisi che sforna mostri sempre più cattivi, alla moneta unica, che deve fare i conti con «17 governi, 17 parlamenti e 17 opinioni pubbliche». Per quanto riguarda gli attacchi all’Italia, ha spiegato il ministro, «è una questione europea». Sulla crescita che non arriva, ha proseguito, bisogna considerare che «ci sono due grandezze rilevanti per l’economia: il pil, che non si fa per legge e il bilancio dello Stato, che si fa per legge».
Frasi di circostanza, in attesa di quelle che pubblicherà oggi il Corriere nella replica a Romano e di quelle che pronuncerà lo stesso Tremonti alle 9.30 dagli studi di Rai durante la trasmissione “Uno mattina”.
Tra le pieghe di una giornata convulsa il ministro ha trovato anche il tempo per emanare l’atto di indirizzo strategico di Sogei e Poligrafico dello Stato (due delle società pubbliche travolte dal ciclone Milanese) e di far sapere, nero su bianco, che per la seconda (dove, lo ricordiamo, lavora la compagna di Milanese ed ex consigliera di Tremonti, Manuela Bravi) è in arrivo Maurizio Prato, «del quale sono note le elevate capacità professionali». Qualcuno al Tesoro sussurra: «Sta facendo pulizia».


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