giovedì 7 luglio 2011

Buone notizie: frena la cassa integrazione e crescono i consumi

Cassa integrazione, consumi e morti bianche. Mentre le parti sociali e la sinistra si accapigliano sulla manovra, il Paese inanella una serie di risultati positivi che meriterebbero, forse, più attenzione.

Il primo arriva dal mondo del lavoro. Dopo una serie di mesi altalenanti, a giugno la cassa integrazione ha finalmente tirato il freno a mano. Con 82,4 milioni di ore autorizzate l’Inps ha registrato una diminuzione del 20,1% rispetto a maggio e un calo analogo del 20% anche rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La prudenza, come si conviene, è d’obbligo. Come spiega il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, «solo il monitoraggio successivo potrà dirci se si tratta di un segnale continuo». E in effetti, siamo ancora molto lontani dai valori pre-crisi. La frenata è però consistente. E un cauto ottimismo non sembra fuori luogo. Secondo il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, «il dato dimostra che in atto una ripresa, per quanto selettiva, che riguarda alcune imprese». Il segnale più forte di rientro dalle domande di Cig proviene dall’industria, che segnala un calo del 21,6% rispetto a maggio. Sul piano territoriale, le diminuzioni più consistenti riguardano il Nord Ovest (-25%) e il Mezzogiorno (-22,3%).

Un’altra buona notizia arriva sui consumi interni, fattore cruciale a cui è aggrappata la capacità dell’Italia di agganciare una ripresa che per ora è trainata soltanto dalla ripartenza dell’export. A fronte di un 2010 horribilis in cui, come ha certificato ieri l’Istat, la spesa degli italiani è restata praticamente immobile (a 2.040 euro al mese di media), a maggio la domanda interna ha registrato il secondo aumento consecutivo. Non siamo ai livelli di aprile, quando il balzo dei consumi registrato da Confcommercio si è attestato all’1,9%. L’aumento in termini tendenziali si è fermato, questa volta, all’1,1%. Un rallentamento che riflette l’andamento ancora incerto del quadro macroeconomico. Secondo le ultime analisi di Confindustria la situazione dovrebbe addirittura peggiorare nei prossimi mesi. Le stime di Viale dell’Astronomia per giugno parlano di una flessionne della produzione industriale dello 0,1% rispetto a maggio, ma anche di un aumento degli ordini dello 0,3%, a testimonianza che qualcosa, forse, si sta muovendo.

Non ci sono doppie letture, invece, per i numeri che arrivano dall’Inail. L’Istituto per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro, alla faccia delle polemiche che gli scorsi anno sono piovute sul ministro Sacconi, accusato di aver lasciato mano libera alle inadempienze degli imprenditori, ha registrato nel 2010 un record positivo assoluto delle morti bianche Per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, il numero di chi ha perso la vita durante lo svolgimento della propria attività è sceso sotto quota mille. I progressi rimangono importanti anche anche considerando l’effetto crisi. Al netto del calo delle ore lavorate gli infortuni diminuiscono dell’1% e le morti del 6%. «Un risultato di straordinaria importanza», ha sottolineato il presidente dell’Inail, Marco Fabio Sartori, ricordando che «solo dieci anni fa gli infortuni erano oltre un milione e ben 1.452 i casi mortali. Oggi siamo rispettivamente a 775mila casi, di cui 980 mortali. «È un dato incoraggiante, sta crescendo al cultura della sicurezza. Tuttavia basta un solo morto sul lavoro per farci dire che non siamo soddisfatti», ha detto Sacconi, che auspica «una riforma costituzionale che riconduca all’Amministrazione centrale le competenze in materia di sanità e sicurezza sul lavoro» oggi affidate alle Asl.
I numeri presentati ieri dall’Inail riavvicinano comunque l’Italia alla media europea, che secondo gli ultimi dati disponibili (relativi al 2007) è di 2,1 decessi ogni 100mila occupati rispetto ai 2,5 italiani.

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