martedì 5 luglio 2011

Morando: «Bersani sbaglia, la manovra è necessaria»

«La matematica è quella giusta. Sulle singole misure si può discutere, ma l’entità e i tempi della manovra sono quelli imposti dall’Europa». Parola di Enrico Morando. La sensazione è che nel Pd sulla manovra ci sarà parecchio da discutere.

Mentre il senatore, esponente storico della corrente migliorista e riformista del Pci che faceva capo a Giorgio Napolitano, ci spiega che «era necessario scaricare il peso della correzione sul biennio 2013-2014», che «le dimensioni della manovra sono quelle giuste» e che «non bisogna essere economisti per capire che un intervento di tale entità, realizzato correttamente sul lato della spesa,  ha inevitabilmente un impatto recessivo sull’economica», le agenzie di stampa mandano in rete le bordate dei vertici del partito contro il governo. «Non ci stiamo a questa manovra e in tutti i modi contro questa operazione noi ci metteremo di traverso», tuona Pierluigi Bersani. «Una manovra recessiva come quella approvata dal governo non porterà a centrare gli obiettivi», rincara la dose il responsabile economico, Stefano Fassina.

«Chi critica il lavoro di Tremonti», insiste Morando, «evidentemente non conosce i contenuti del patto Europlus che obbliga l’Italia, e non questo o quel governo, a perseguire l’obiettivo del pareggio di bilancio per il 2014 e ha tradurre in iniziative concrete gli interventi per raggiungere tale obiettivo entro l’ottobre del 2011». In altre parole, aggiunge, «se a Palazzo Chigi ci fossimo stati noi avremmo dovuto fare lo stesso».
La posizione del senatore pd non è estemporanea e non si riferisce ai dettagli del provvedimento («per quelli aspetto di leggere il testo definitivo»). Morando aveva già messo nero su bianco la sua posizione nella relazione di minoranza al Documento di economia e finanza presentato dal governo. E ieri, numeri alla mano, ha spiegato in un editoriale sul Riformista perché anche il Pd dovrebbe sostenere la manovra correttiva. Inutile dirgli che non troverà molti alleati sul suo cammino. «Anche Prodi e Letta la pensano come me», risponde, «e confido che alla fine il il Pd e anche gli altri partiti di opposizione assumano l’atteggiamento di principio giusto». Che sarebbe quello di votare la manovra? «Che sarebbe quello di discutere e contestare i singoli temi, ma non quello di far saltare il banco».

La sintonia con il capo dello Stato e i suoi recenti appelli alla responsabilità sul fronte dei conti pubblici sembra totale. «Come sempre, il presidente della Repubblica fa egregiamente la sua parte». «Dobbiamo avere chiarezza», continua, «che i tempi e la quantità dei tagli alla spesa sono quelli necessari a raggiungere l’obiettivo del pareggio di bilancio, senza il quale sarebbe un disastro per il Paese». Sembra quasi di sentire Tremonti, che ieri ha detto: «Le buone idee sono benvenute, ma due più due deve fare quattro ed è importante che la manovra sia approvata nei tempi giusti». Le distanze, però, restano. E non solo sulle soluzioni concrete messe in campo da Tremonti per risanare il bilancio. Il problema, spiega Morando, è che «il governo non ha compensato le misure recessive della manovra. Ora in Senato stiamo discutendo del dl sviluppo in cui, a parte il credito d’imposta per la ricerca, non c’è assolutamente nulla. Quella era l’occasione per bilanciare gli effetti inevitabilmente recessivi della correzione di bilancio». Anche sul fisco, secondo il senatore, i tempi sono sbagliati. «Non c’era motivo», dice, «di aspettare. Ci sono alcune idee condivisibili nella delega, ma bisognava partire subito».

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