Alla fine un colpo è arrivato. I tagli alla casta sono entrati in manovra. Per vedere le sforbiciate ai costi della politica, però, bisognerà aspettare, se tutto va bene, almeno un paio di anni.
Le misure trionfalmente annunciate da Giulio Tremonti qualche giorno fa sono, infatti, rinviate alla prossima legislatura. Prima bisognerà studiare, valutare, confrontarsi con l’Europa.
La realtà, è che nel corso del Consiglio dei ministri già non c’era nessuno che scoppiase d’entusiasmo per le nuove misure. A gelare quella poca voglia che c’era è poi arrivato l’altolà direttamente dei presidenti di camera e Senato, che hanno tirato in ballo questioni di prerogative costituzionali, di autonomia finanziaria, di cavilli formali. In altre parole, per ora non si tocca niente.
«Il valore non è economico», ha comunque spiegato Tremonti, con un po’ di faccia tosta, durante la conferenza stampa, « ma senza la riduzione dei costi della politica non entri nella stanza della manovra, perché non puoi chiedere se non dai, non puoi ridurre se non autoriduci». Le formule scelte sono di rinvio alle prassi europee. «Pensiamo di adottare un paradigma europeo», ha detto, «per quanto riguarda il costo dei parlamentari e delle cariche pubbliche, compresi il titolare dell’Economia e anche il livello regionale, provinciale e comunale».
Già, ma il paradigma è tutto da calcolare. A questo scopo sarà attivata una commissione presieduta dal presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, «partecipata dai maggiori e migliori esperti, che lavorerà in connessione con Eurostat». Il compito non sembra così titanico: «Pensiamo di adottare i sei più grandi Paesi dell’area Euro, si fa la media e in Italia prendi esattamente quello che si prende in Europa, non di più, non di meno». Per fare il tutto, però, ci vorrà tempo. «Le modifiche», ha puntualizzato lo stesso Silvio Berlusconi, «saranno a partire dalla prossima legislatura e saranno fatti salvi naturalmente i diritti acquisiti».
Anche per il finanziamento pubblico ai partiti politici, ha detto Tremonti, «c’è l’ipotesi di una ulteriore riduzione rispetto a quanto già fatto». Sempre dalla prossima tornata, «ci sarà il vincolo a non prendere i soldi del finanziamento in caso di interruzione anticipata della legislatura».
Anche sui voli di Stato Tremonti ha confermato che il diritto all’aereo blu è per il Capo dello Stato, il presidente della Camera, del Senato, il presidente del Consiglio, il presidente della Corte costituzionale. Tutti gli altri «hanno diritto ad averlo prevalentemente per impegni internazionali e comunque tutto è pubblico e motivato». Non è chiaro quando si partirà. Di sicuro non subito per le auto blu, la cui gestione sembra sia stata affidata al ministro della Pa, Renato Brunetta.
Prima, ha spiegato Tremonti, «bisogna rottamare quelle che ci sono». Solo «in futuro», esclusi gli stessi soggetti elencati per quanto riguarda gli aerei, «le auto non potranno superare i mille e seicento di cilindrata, ferme restando le esigenze di sicurezza per le personalità sotto scorta».
Tra le misure decise dal Consiglio dei ministri per quanto riguarda i costi della politica c’è anche l’election day «a parte i referendum che per la Costituzione devono essere autonomi», che dovrebbe ridurre i costi della macchina amministrativa attraverso l’accorpamento di elezioni locali e nazionali.
Il governe promette, infine, maggiore trasparenza su tutta la macchina della Pa.
«Inoltre», ha aggiunto il ministro Tremonti, «bisogna mettere sul sito tutte le società pubbliche anche dei governi locali». Per far questo, ha scherzato, «bisognerà anche comprare un software particolare per mettere tutto».
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