lunedì 11 luglio 2011

De Benedetti fa i conti per la tv anti-Cav

Cinquecentosessanta milioni di euro non sono pochi. Se per Fininvest la stangata del Lodo Mondadori equivale a tre anni e mezzo di utili, per la Cir di Carlo De Benedetti gli anni diventano circa dieci. La holding che controlla il gruppo L’Espresso (oltre a Sorgenia, Kos e Sogefi) ha infatti chiuso il 2010 con un risultato netto positivo per 56,9 milioni. La domanda che tutti ieri si sono posti è: cosa ci farà l’ingegnere di Repubblica con un regalo così generoso?

 Per sapere quali saranno le reazioni dei mercati sulla galassia delle quotate in mano a CDB (Cir, Cofide, Sogefi, L’Espresso) bisognerà aspettare domani, con l’apertura di Piazza Affari. Ma se è facile prevedere molto acquisti sui titoli è più complicato capire che fine faranno effettivamente quei soldi. Qualche tempo fa il figlio Rodolfo, che è ad della controllante di Cir, Cofide, della stessa Cir e presiede due delle controllate (Sorgenia e Sogefi), ebbe a dire: «La nostra strategia imprenditoriale non dipende da questo processo. Questa somma potrebbe essere una risorsa importante da investire nello sviluppo delle nostre attività, ma non ci basiamo su di essa per continuare il nostro lavoro». La frase non era buttata lì. In questi anni Rodolfo De Benedetti ha pensato più all’industria e agli utili che alla politica e all’antiberlusconismo (anche se la moglie Emmanuelle De Villepin si è spesa molto in iniziative a favore di Pisapia). Fosse per lui, probabilmente, le risorse piovute dal tribunale andrebbero veramente a finire in impianti fotovoltaici. Cosa ci sarebbe di meglio che investire nelle rinnovabili (il core business di Sorgenia) dopo il recente referendum che ha ucciso il nucleare in Italia?

Ma il padre la passione per la politica e la scarsa simpatia per il Cavaliere non l’ha mai nascosta. E malgrado le dichiarazioni ufficiali della Cir («contenzioso estraneo all’attualità politica»), la tentazione di usare i 560 milioni per un’offensiva contro il premier è forte. Il dossier sul tavolo è ovviamente quello del terzo polo televisivo. La7 è sul mercato e le mosse degli ultimi mesi (la caccia a Santoro, Gabanelli e Annunziata, l’arrivo di Fazio e Saviano, la conferma di Lerner, Gruber, Costamagna e Telese) sembrano fatte apposta per dare vita ad una tv anti-Cav. Certo, i conti dell’emittente vacillano (Telecom Media, che controlla anche Mtv, ha chiuso il 2010 con 258 milioni di fatturato e 54 milioni di perdita), i debiti (115 milioni) pesano e l’ad di Telecom Bernabé vuole un miliardo. Non è un caso che De Benedetti abbia definito «economicamente impossibile» il terzo polo. Ma se sul mercato finissero solo le attività di La7 e non tutta TiMedia, se il prezzo scendesse a 300 milioni e se CDB avesse 560 milioni da spendere? 

© Libero